Polemica accesa in casa Italia, a Pechino. Lo sci nazionale sta vivendo un momento di spaccatura interna, per la precisione tra Matteo Marsaglia e la Federazione Italiana Sport Invernali. Lo sciatore ha rilasciato un’intervista alla Gazzaettta dello sport, nella quale ha svelato la richiesta di rinunciare al Super G maschile (nel quale poi l’italiano ha gareggiato arrivando 18esimo) in favore di Mattia Casse: “Mi hanno chiesto di non gareggiare perché vorrebbero far correre Casse. – aveva dichiarato l’atleta azzurro prima della gara – io ho spiegato che non possono farlo. Dovrei dire che sto male, dichiarare il falso? Non si scherza con queste cose. E dovrei fare questo per cosa? Per riparare gli errori di chi ci ha portato ad avere solo sette posti ai Giochi per l’Olimpiade? Gente che cerca di salvarsi sulla pelle degli atleti? Per andare ai Giochi sarebbe servito un podio, o un piazzamento tra i primi 5 ha precisato lo sciatore alla rosea – o ci sarebbe stata una scelta tecnica. Il piazzamento tra i primi 5 io ce l’ho. Provano a mettermi contro Mattia Casse, che è mio amico e per il quale dovrò fare il testimone di nozze, ma non ci riusciranno. Sono quattro anni che cercano di farmi smettere”.
Il dirigente della FISI Rinaldi smentisce
Il direttore sportivo dello sci alpino Massimo Rinaldi ha smentito in maniera categorica: “A Matteo non ho chiesto un bel niente – ha precisato Rinaldi – tantomeno di dichiarare il falso. Sarebbe una follia che avrebbe anche conseguenze legali a livello del Cio. Detto questo, nella stagione in corso Matteo Marsaglia ha ottenuto un quarto posto in discesa, mentre nella classifica del superG è al 39esimo posto, credo di avere il diritto di far notare che sul piano tecnico non si può dire la stessa cosa per il superG. Tra l’altro la partecipazione all’Olimpiade non dà automaticamente il diritto a partecipare a tutte le proprie gare”.
Mattia Casse ha detto la sua
Non sono mancate le parole di Mattia Casse, chiamato in causa nella querelle: “Matteo non è solo un compagno, ma è un caro amico – ha detto Casse – è a Pechino per gareggiare ed ha il sacrosanto diritto di sfruttare la sua convocazione. Sono arrivato in Cina sperando di riuscire a recuperare una quota dalla ri-allocazione tra stati; confidavo nell’annullamento delle gare di Dubai, Kolasin e Malbun che, non è un segreto, sono state organizzate per perseguire scopi diversi da quello sportivo”. Casse è rimasto, dunque, fuori e fa riferimento al caso sollevato dal Cio, che avrebbe avanzato dei sospetti su alcune qualificazioni truccate nello sci.