Il 22 aprile 2017 Michele Scarponi era fuori casa ad allenarsi, quando un furgone lo travolse a causa della disattenzione del guidatore. Ciclista marchigiano, capitano dell’Astana, con una trentina di gare del Giro d’Italia all’attivo e ricordato per avere con sé durante gli allenamenti un pappagallino sulla spalla.
Morto a 37 anni, era soprannominato l’aquila di Filottrano per le sue ottime doti da scalatore. Lo scalatore nel ciclismo è colui che è specializzato nelle pendenze in salita e per questo al Giro d’Italia del 2016, nella tappa sulle Dolomiti, si trovò in vantaggio verso Vincenzo Nibali, il suo capitano, che decise di far vincere. Michele poggiò un piede a terra e aspettò che quest’ultimo lo superasse, non prima di dirgli scherzosamente: “E tu che ci fai qui?”. Nibali pochi giorni fa, durante una diretta Instagram, ha ricordato quel giorno dicendo che il 90% della vittoria lo deve a Scarponi.
Michele Scarponi nel 2016 si dimostrò un vero sportivo, consapevole che Nibali poteva vincere il Giro e lui magari la tappa. Ed è rimasta famosa la scena del suo mettere il piede in terra e oggi #piedeaterra è l’hashtag con cui la “Fondazione Michele Scarponi” – voluta dal fratello Marco- conclude i suoi messaggi. La fondazione è una ONLUS, (Organizzazione non lucrativa di utilità sociale), che crea e finanzia progetti per l’educazione al corretto comportamento stradale.