Calcio che non è solo covo di milionari pronti a tutto, a scialacquare denari e dispensare stipendi.
Nella sosta delle nazionali, molte squadre hanno avuto l’occasione di “essere umani” mettendo in luce un fenomeno che si sapeva esistere ma che è riuscito a diventare evidente negli ultimi tempi, grazie proprio all’esposizione che è stata data dalla denuncia delle nazionali.
Numeri assurdi, ma nascosti ai media: la strage degli operai in Qatar è adesso sotto gli occhi di molti: secondo un’inchiesta del Guardian si parlerebbe di 6500 operai deceduti in 11 anni, cioè da quando sono cominciati i lavori su stadi e strutture che ospiteranno le squadre partecipanti ai Mondiali 2022.
Per questo, alcune Nazionali hanno deciso di gridare al mondo la propria disapprovazione, sfruttando la vetrina delle qualificazioni mondiali: la Germania è stata la prima, nella serata di giovedì, poi Norvegia, Olanda e Dainimarca hanno seguito nei giorni successivi.
La Fifa per ora non ha multato nessuno, forse per evitare ulteriore malcontento: vedremo se nelle prossime settimane sarà fatta luce su questa vicenda, rimasta per troppo tempo mai raccontata.
La battaglia delle Nazionali merita rispetto e fa vedere come il calcio sia sì ormai sempre più in mano ai ricchi, ma rimane uno sport strettamente legato alla socialità e alla quotidianità.
Vedremo adesso se la protesta assumerà contorni più concreti, portando le Nazionali a rinunciare alla kermesse mondiale, oppure sarà stato solo un episodio che dovrà scaturire una reazione degli organi competenti per risanare una situazione che rimane inaccettabile.
Haaland (attaccante della Norvegia) indossa la maglia per i diritti umani.
Stessa cosa ha fatto l’Olanda: