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Dopo la brillante vittoria del campionato lo scorso anno, il Milan sta attraversando un’involuzione preoccupante

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11 Febbraio 2023 - 02.28


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Di Samuel Carullo e Lorenzo Nebbiai

Dall’inizio di quest’anno, le 19 squadre di serie A sono tornate a dare spettacolo. Diciamo 19 perché una pare essere scomparsa, implosa e persa nei meandri di se stessa. Dopo lo scudetto vinto nello scorso campionato, seguito da una buona parte di stagione prima del mondiale, il Milan non è tornato dalla sosta, schierando una squadra irriconoscibile, che esprime un gioco per lunghi tratti quasi irritante.

Eppure, basta riavvolgere il nastro di neanche un anno per tornare al 22 maggio 2022 e trovare l’ultimo grande trionfo dei rossoneri, giunti alla conquista di uno scudetto sorprendente, contro squadre all’apparenza ben più quotate (dai cugini dell’inter, alla Juve e al Napoli). Di quel Milan risaltavano i principi di gioco, la difesa quasi insuperabile e le scelte societarie brillanti, in luce anche di un budget non elevatissimo, che dimostravano un’importante visione a lungo raggio e un progetto ben definito, oltre alla volontà di non piegarsi mai ai ricatti dei calciatori, anche a costo di perdere a 0 alcuni giocatori di punta, sempre sostituiti con grande efficienza. Da quel giorno sono cambiate tante dinamiche, ma andiamo per gradi all’analisi di diversi momenti cruciali.

In estate, passata la sbornia del successo, la prima rivoluzione: un cambio di proprietà dal fondo Elliott alla società RedBird Capital Partners guidata da Gerry Cardinale. Un’operazione da 1.2 miliardi di euro. L’operazione ha comportato difficoltà amministrative nella gestione delle situazioni contrattuali di Paolo Maldini e Frederic Massara, i due responsabili dell’area strategica e sportiva. Ciò ha rallentato le operazioni di mercato, lasciando il Milan indebolito da una campagna estiva in cui la squadra rossonera ha perso uno dei suoi perni di centrcampo, l’ivoriano Frank Kessié, andato alla corte di Xavi a Barcellona a parametro 0. Allo stesso tempo, e con lo stesso formato, Alessio Romagnoli ha lasciato il diavolo per accasarsi nella capitale, sponda laziale, a giocare per la sua squadra del cuore. Oltre a queste cessioni dolorose, il mercato è stato carente anche negli acquisti, a differenza degli anni precedenti. I colpi in entrata si sono basati sul riscatto di Messias e di Florenzi, giocatori già presenti in rosa e che non sono andati a colmare le lacune lasciate dalla cessione di due giocatori fondamentali; a ciò si è aggiunto il rientro dal prestito di Pobega (dal Torino) e Adli (dal Bourdeaux) e il prestito di Vranckx e Thiaw. L’unico investimento importante è stato fatto per accaparrarsi le prestazioni del belga, classe 2001, Charles De Ketelaere dal Club Brugge. Il trequartista è arrivato a Milano con le stimmate del fenomeno, ma fino ad adesso non ha rispettato le aspettative e ha perso la titolarità a scapito dello spagnolo Brahim Diaz.

Già a Bergamo, il giovane mediano e leader della squadra, l’ex Brescia Sandro Tonali ha mandato un messaggio importante alla squadra con dichiarazioni forti. Il centrocampista ha rimarcato la volontà del gruppo di dimenticare il successo dell’anno precedente e l’ambizioso obiettivo di una riconferma in campionato, oltre al miglioramento del percorso europeo, che l’anno scorso si è arrestato ai gironi, ove i rossoneri si sono piazzati quarti, in un girone di ferro con Atletico Madrid, Liverpool e Porto.

A inizio stagione, nonostante un mercato estivo fallimentare, il Milan ha tenuto un buon percorso, al netto di qualche scivolone (i pareggi esterni contro Atalanta. Sassuolo e soprattutto Cremonese e la sconfitta, ancora esterna, col Torino). Già nella prima parte di stagione ci sono stati però dei segnali che non tutto stesse andando per il verso giusto a casa del diavolo: la scarsa resa degli acquisti del mercato estivo e soprattutto il vistoso calo delle prestazioni di alcuni giocatori fondamentali, rispetto all’anno precedente. Uno su tutti, il difensore centrale Fikayo Tomori, colonna della difesa del Milan dello scorso anno (tanto che il suo nome è stato inserito nella squadra dell’anno della Serie A 2021/2022). Quali siano state le cause, il calo di Tomori ha influito pesantemente sui compagni: il centrale ha dimostrato in molte situazioni una precaria concentrazione e ha spesso rimproverato alla squadra alcune richieste non eseguite, facendo così pesare sul gruppo la frustrazione di un momento non felicissimo.

Ad aggravare la situazione, proprio Tomori è stato tra i principali fautori del trionfo dello scorso anno con la sua interpretazione moderna del ruolo di centrale: il modo di affrontare la partita del difensore è prototipico dei principi di un calcio moderno che prevede la riconquista del pallone più lontano possibile dalla propria porta e la possibilità di seguire il diretto avversario per tutto il campo, caratteristiche che il centrale inglese ha nel proprio repertorio. La crisi e il successivo infortunio di Tomori hanno quindi minato nel profondo il gioco della squadra di Stefano Pioli, che non ha sostituti che interpretino il gioco come l’ex-Chelsea.

Nel 2023 il Milan ha inanellato una striscia negativa clamorosa. I rossoneri hanno subito 19 goal in 8 partite, a fronte di solo 8 goal fatti (una media di uno a partita): uno score impietoso, confermato dalle statistiche che affermano che il diavolo ha la peggior difesa dei top 5 campionati. Altri segnali negativi erano arrivati dalla tournée che ha anticipato la ripresa del campionato, in cui i risultati e le prestazioni si sono dimostrati altalenanti. In questo mese il Milan ha visto naufragare le sue ambizioni in Coppa Italia e ha perso rovinosamente la finale di Supercoppa italiana contro i cugini con il risultato di 0-3.

La prestazione di Salerno, il 2-0 al minuto 86 a San siro contro la Roma, sembrano momenti lontani. Proprio in quest’ultima partita è iniziato il declino del Milan, coi due goal presi in 7 minuti dai giallorossi. Da qui un susseguirsi di risultati negativi per il diavolo, che, se prima del trionfo di stasera, non vinceva dal 4 gennaio scorso. Molto è stato scritto sul calo del Milan, e la colpa è stata data a vari fattori: dall’indebolimento della rosa, ai problemi societari, all’overperformance di giocatori normali che si sarebbero superati nella scorsa stagione.

Chi scrive ha la convinzione che la squadra sia stata nei parametri fino a poco tempo fa. Crediamo che i tanti innesti giovani portati dal mercato possano necessitare di un tempo di inserimento elevato in una realtà molto ambiziosa e in un campionato competitivo come quello nostrano (esemplificativo il caso De Keteleare), che non sempre viene compreso dagli addetti ai lavori e dalla stampa. In questo, Pioli si è già mostrato un maestro e siamo convinti che la sua gestione possa tirare fuori il talento di questi ragazzi. Crediamo, inoltre, che Maldini e Massara abbiano avuto le mani legate sul mercato (come dimostrato anche durante il calciomercato invernale) perché le risorse finanziarie a disposizione si sono rivelate veramente scarse, problema questo che permea il sistema calcio italiano (la Serie A è stata il campionato che ha speso meno tra i campionati principali). C’è chi afferma che la soluzione per risolvere la crisi sia cambiare dei meccanismi e snaturare un sistema di gioco che ha portato la squadra a vincere il campionato lo scorso anno. Si parla anche di difesa a 3, ma è chiaro che per un simile sistema di gioco ci voglia del tempo a disposizione che il Milan in questo momento non ha. Per rivoluzionare il sistema di gioco di una squadra, serve di poter sperimentare per collaudare la fase offensiva e quella difensiva. Inoltre, per caratteristiche della rosa, il Milan non ha 2 braccetti con una spiccata capacità di costruzione del gioco (essenziali nella maniera attuale di interpretare la difesa a 3) e non ha 2 punte che sappiano giocare insieme disposte in verticale (una dietro l’altra, come Lautaro Martínez e Lukaku nell’Inter). Pioli si troverebbe costretto a mettere in imbarazzo molti giocatori, disponendoli in un ruolo diverso da quello di loro competenza. Se è vero che i grandi giocatori si rivelano versatili, l’allenatore emiliano sarebbe costretto a snaturare la gestione degli spazi e i suoi principi di gioco: la riconquista alta, la verticalità e il ritmo, dando vita a 3-5-2 basato sul non subire reti, che non riuscirebbe a essere offensivamente incisivo e a “far male” agli avversari. Infine, si può affermare che il Milan abbia un evidente problema di infortuni, che non possono essere un alibi, ma di cui tantomeno può essere negata l’importanza. Giocatori come Maignan e Ibra hanno un ruolo fondamentale, tanto in campo quanto negli spogliatoi. Per giudicare davvero il diavolo di quest’anno dovremmo probabilmente attendere i loro rientri e il pieno recupero della condizione da parte di altri attori fondamentali, quali Theo Hernàndez, Rafael Leao e la punta Olivier Giroud.

La stagione dei rossoneri deve ripartire dall’ottavo di finale di Champions League imminente per ridare senso a un’annata che ormai non ha più altro da dire. Lo svantaggio in campionato dal Napoli sembra essere una voragine impossibile da colmare (ben 18 punti) e anche il quarto posto che garantisce l’ingresso alla prossima Champions non sarà un obiettivo facile. Riuscire a proseguire il cammino verso la coppa dalle grandi orecchie porterebbe una grande appetibilità che il club potrebbe spendere per attirare giocatori di più alto valore sul mercato, oltre a un bonus di introiti non indifferente. Proprio quest’ultimo punto diventa essenziale per ricucire il gap coi grandi club europei, che a livello di entrate sono ancora lontanissimi dalle grandi squadre del nostro campionato, che si trovano così tagliate sistematicamente fuori dai discorsi per la vittoria in Champions League. Solo un progetto lungimirante, basato su investimenti mirati, una gestione oculata e un settore giovanile di ampio respiro può permettere ai club nostrani di tornare ad affermarsi ai vertici del calcio mondiale.

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