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As Roma, l'aumento di capitale da 115 milioni non basta a risanare i conti

I risultati ottenuti in Champions League e il corposo aumentato di capitale non sono sufficienti a risanare le casse, senza calciomercato rischio crisi di liquidità

As Roma, l'aumento di capitale da 115 milioni non basta a risanare i conti
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22 Maggio 2018 - 17.08


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Nella giornata di ieri, lunedì 21 maggio, è iniziato il processo che porterà ad un aumento di capitale da 115 milioni di euro dell’As Roma. Tuttavia non risolverà i problemi finanziari della società, in quanto gli introiti freschi che gioveranno alle casse della squadra saranno circa venti milioni. L’operazione, che si concluderà il 7 giugno, era stata approvata già ad ottobre dall’assemblea degli azionisti, che aveva dato il proprio benestare a una iniezione di capitale appena più massiccia, corrispondente a 120 milioni di euro, da approvare entro la fine del 2018. È errato credere che questa manovra possa risanare completamente la situazione economica deficitaria dell’As Roma, come si apprenda dal documento informativo di oltre 300 dell’operazione, che spiega: “L’aumento di capitale si inserisce in un contesto di significativo deterioramento  della  situazione economica, finanziaria e patrimoniale del gruppo As Roma, caratterizzata, tra l’altro, da un trend reddituale negativo, da un deficit patrimoniale (a livello consolidato) pari a 129,3 milioni al 31 dicembre 2017, nonché da una situazione di elevata tensione finanziaria (al 31 marzo 2018, l’indebitamento finanziario lordo del gruppo ammonta a circa 270 milioni)”.
E in tale contesto, come si diceva, l’aumento di capitale non è risolutivo. L’operazione, infatti, mette in guardia il prospetto informativo:

“anche in caso di integrale sottoscrizione, non consente all’emittente”, e quindi alla Roma, “di superare la fattispecie di cui all’articolo 2446 del codice civile (riduzione del capitale sociale di oltre un terzo in conseguenza di perdite), nella quale la società versa al 31 dicembre 2017. Alla data del prospetto informativo sussiste altresì il rischio che un peggioramento significativo dei risultati negativi possa condurre a un ulteriore deterioramento patrimoniale tale da far configurare la fattispecie di cui all’articolo 2447 del codice civile (riduzione del capitale sociale al di sotto del limite legale)”;

“anche in caso di integrale sottoscrizione, non è sufficiente a far fronte al fabbisogno finanziario complessivo netto del gruppo per i 12 mesi successivi alla data del prospetto informativo”. E questo perché “la stima di detto fabbisogno finanziario ammonta a 143 milioni e i proventi netti per cassa dell’aumento di capitale in caso di integrale sottoscrizione dello stesso ammontano a 20,4 milioni, tenuto conto che per la rimanente parte gli azionisti di riferimento si sono impegnati alla sottoscrizione solo mediante conversione in azioni dei versamenti precedentemente effettuati; pertanto, in esecuzione degli impegni degli azionisti di riferimento non perverranno alla società proventi per cassa”.

Il fatto è che gli azionisti di controllo americani guidati dal presidente James Pallotta, che hanno oltre l’82% del capitale della Roma, hanno già anticipato 90,5 milioni tramite il veicolo Neep e 3,6 milioni tramite la As Roma Spv llc, per un totale di poco più di 94 milioni, arrivando a coprire in questo modo praticamente l’intera quota di competenza dell’aumento. E poiché questo denaro è già stato versato, e verosimilmente utilizzato, anche in caso di successo dell’aumento, arriveranno nelle casse appena una ventina di milioni, insufficienti per coprire il fabbisogno finanziario. Ecco perché il documento informativo, riportando uno scenario estremo, aggiunge che, “in assenza delle misure individuate a copertura del fabbisogno finanziario complessivo netto per i 12 mesi successivi alla data del prospetto informativo, si prevede che il gruppo esaurisca le disponibilità liquide entro la fine del mese di luglio 2018″.
La società si è sempre detta tranquilla circa la situazione finanziaria e la liquidità, contando di sistemare tutto – come già accaduto negli scorsi anni – con l’apporto di capitali degli azionisti di riferimento statunitensi e/o con la rinegoziazione del debito con Goldman Sachs e/o con le operazioni di calciomercato, forte di un parco calciatori che quest’anno, dopo oltre trent’anni, è riuscito a guadagnarsi l’accesso alla semifinale di Champions League, poi persa contro il Liverpool. Ecco, più ancora nel dettaglio, le misure pianificate per correre ai ripari elencate nel prospetto dell’aumento:
tanto per incominciare, si segnala la “possibilità di ricorrere a ulteriore indebitamento finanziario attraverso la sottoscrizione di contratti di finanziamento a medio/lungo termine con istituti di credito e/o la possibilità di usufruire di apporti da parte dell’azionista di riferimento”. Da ricordare che, fin qui, i soci statunitensi capitanati dal presidente Pallotta hanno sempre aperto il portafogli in caso di necessità; quanto però possa ancora andare avanti così non è dato sapere;

l’altra speranza per uscire dall’angolo è la partecipazione alla Champions League nella prossima stagione, appena confermata per il secondo anno consecutivo (dopo che la As Roma si è classificata al terzo posto della classifica di serie A). In particolare, il club calcistico capitanato da Daniele De Rossi conta sui “flussi  di cassa operativi netti rivenienti dalle performance sportive che saranno eventualmente conseguite dalla prima squadra nel corso della partecipazione alla competizione Uefa Champions League nella stagione sportiva 2018/19, e dall’eventuale sottoscrizione di nuovi accordi di sponsorizzazione”.

A riguardo, si potrebbe pensare che le entrate di quasi un centinaio di milioni (diritti tv più premi più botteghino) arrivate dalla Champions, dove quest’anno la Roma è riuscita a conquistare la semifinale (non accadeva dalla stagione 1983/1984), possano avere permesso al club di risollevare i conti. Non è così. E lo spiega sempre il documento sull’aumento di capitale: “Dal 1 gennaio 2018 alla data del prospetto l’andamento economico del gruppo è stato significativamente influenzato dai ricavi rivenienti dalle vittorie ottenute negli ottavi di finale nella doppia sfida con lo Shakhtar Donetsk nei quarti di finale, con l’Fc Barcellona, che hanno permesso la qualificazione alle semifinali della competizione disputate contro il Liverpool Fc, dalla sottoscrizione della partnership pluriennale con la compagnia aerea Qatar Airways, e dalla cessione dei diritti  pluriennali alle prestazioni sportive del calciatore Emerson Palmieri, che hanno determinato un incremento significativo dei ricavi complessivi del Gruppo, rispetto a quanto conseguito nei primi sei mesi dell’esercizio 2017/2018. Detto incremento non è comunque sufficiente a fronteggiare la crescita dei costi e pertanto l’andamento reddituale del gruppo dal 1 gennaio 2018 alla data del prospetto è in linea con la previsione della perdita d’esercizio e consolidata per l’esercizio 2017/18″. In occasione dell’assemblea degli azionisti dello scorso aprile, il direttore generale, Mauro Baldissoni, aveva stimato di chiudere l’esercizio al 30 giugno con ricavi nell’ordine dei 240 milioni, tenendo conto anche delle entrate della Champions League.
“la cessione di asset aziendali disponibili, e in particolare dei diritti pluriennali alle prestazioni sportive dei calciatori, in continuità con quanto avvenuto negli ultimi esercizi”. In altri termini, la società punta sul calciomercato.

Ed è vero che, per la garanzia della prosecuzione dell’attività aziendale, il consiglio di amministrazione della società giallorossa, guidato dall’ad Umberto Gandini, conta sul sostegno degli azionisti americani e sul calciomercato; ma è altrettanto vero – riconosce il prospetto informativo – che “alla data del prospetto informativo non vi è certezza del buon esito di tali azioni, anche tenuto conto della circostanza che tali azioni richiedono il coinvolgimento e l’assenso di soggetti diversi dall’emittente”.
In attesa di capire quale strada seguirà l’As Roma per riportare i conti in sicurezza, l’assemblea dei soci del 16 aprile 2018 ha preferito prendere tempo, decidendo di differire all’assise che in autunno approverà i numeri di bilancio al 30 giugno del 2018 “l’eventuale adozione, ricorrendone i presupposti, dei provvedimenti previsti dall’articolo 2446 comma 2 del codice civile, che prevede che ‘se entro l’esercizio successivo la perdita non risulta diminuita a meno di un terzo, l’assemblea ordinaria o il consiglio di sorveglianza che approva il bilancio di tale esercizio deve ridurre il capitale in proporzione delle perdite accertate’. Pertanto – mette in guardia sempre il prospetto informativo – permane il rischio, ove il gruppo conseguisse un risultato significativamente peggiorativo rispetto a quello atteso, di una riduzione fino all’eventuale azzeramento del valore di tutte le azioni, comprese le nuove azioni emesse in sede del presente aumento del capitale sociale”.

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