Di Lorenzo Nebbiai
In una Parigi avvolta dalle fiamme della protesta, una piccola, brutta storia umana va in onda. Eppure, così piccola non è, visto il ruolo ricoperto dal protagonista: nientemeno che l’allenatore (a breve ex) del Paris Saint Germain, Christophe Galtier.
L’ex allenatore di Lille e Nizza è stato arrestato e sarà processato il 15 dicembre con l’accusa di molestie morali e discriminazioni, per insulti e atteggiamenti razziali pesanti nei confronti di alcuni calciatori riportata dalla procura di Nizza. Pare che a puntare il dito contro Galtier sia stato un ex dirigente del club transalpino, Julien Fournier. L’allenatore rischia fino a 3 anni di reclusione
Le accuse gravissime vanno a innestarsi in un clima che già di per sé è tutto fuorché tranquillo. Le ultime notti sono state nel segno della scontri dovuti alle proteste per l’uccisione di Nahel, un ragazzo neanche diciassettenne che secondo i manifestanti sarebbe stato ucciso per cause razziali. Certo, troppo spesso il calcio ruba l’attenzione a fenomeni politici ben più profondi ma è innegabile che questa la misera umana storia di Galtier – che per il ruolo sociale che il calcio stesso, e in particolare un club enorme come il PSG, ha – è molto meno piccola di quanto si possa pensare, avrà sicuramente delle ripercussioni sul clima già infuocato che si respira nella capitale francese