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L'impegno nel sociale di Rashford e il suo utilizzo dei media diventa una materia di studio nelle scuole inglesi

Un calciatore che non fa solo il calciatore, un cittadino che non è un semplice cittadino: Marcus Rashford del Manchester United combatte per cause giuste e il suo dei social è diventato sempre più motivo di interesse

L'impegno nel sociale di Rashford e il suo utilizzo dei media diventa una materia di studio nelle scuole inglesi
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23 Settembre 2021 - 18.57


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L’impegno nel sociale di Marcus Rashford, 23 anni di Manchester e attaccante dello United, non solo è stato d’aiuto a migliaia di famiglie e bambini in gravi difficoltà economiche, non solo è servito a smascherare una politica interna da parte del governo assai insufficiente, ma è diventato oggetto di studio: il tabloid “The Guardian” racconta che l’utilizzo dei social, ma in generale dei vari canali comunicativi del giovane inglese, sarà studiato nelle scuole per formare i giovani studenti ad un uso più responsabile, sicuramente più altruistico, forse d’aiuto.
D’ora in avanti quindi in Inghilterra gli studenti che studiano la ricerca sui media potranno analizzare le attività online e le modalità d’interazione nella società di Rashford, sempre stato in prima fila in fatto di lotta per i diritti umani, per l’uguaglianza ma sopratutto in difesa dei bambini, attirando anche le ire di numerose persone e di uomini di governo, che hanno fin da subito minimizzato il suo apporto alla comunità affermando a più riprese che non fosse un politico ma solo un calciatore e che si sarebbe dovuto concentrare a giocare.
Il giocatore, vittima come Saka e Sancho questa estate di insulti razzisti dopo il rigore sbagliato nella finale degli Europei contro l’Italia, non ha mai indietreggiato, riuscendo ad aiutare numerosissimi bambini, venendo anche premiato (in questi casi il premio non è il fine ma è giusto ricordare che l’altruismo e la sensibilità vengono spesso lodate) con il titolo di MBE, acronimo di “Most excellent order of the British Empire” vale a dire la terza carica più alta e prestigiosa nel Regno Unito.
Giustizia sociale, lotta alle disuguaglianze, lotta al razzismo, analfebitsmo e alla mancanza di cibo: sono anche queste le cause per cui il giocatore del Manchester United, con cui ha fatto registrare già 271 presenze e 88 reti, da sempre si batte, perché, come ha scritto lui stesso sul “The Spectator”, “quando la mia comunità non aveva nulla da chiamare proprio trovava sempre qualcosa di gentile da darmi, sono un prodotto della loro compassione, della loro spinta e della loro volontà di offrirmi di più di quelo che c’era alla mia porta, farei un disservizio a quella stessa comunità e alla mia famiglia se non usassi la mia piattaforma per parlare a nomi dei milioni di persone le cui voci non vengono ascoltate”.
Il calciatore proseguiva nel pezzo uscito più di due settimane fa:”la politica di aprrtito non mi ha mai interessato, quello che mi interessa è lavorare insieme per trovare soluzioni sostenibili, gli effetti a lungo termine di una pandemia globale non saranno risolti con pacchetti di soccorso a breve termine, quindi è tempo per tutti noi di unirci alla passione che abbiamo visto durante gli Europei e assicurarci che ogni bambino in questo paese abbia una giusta possibilità e che la fame infantile sia sradicata; nessun bambino dobvrebbe iniziare a 20 metri di distanza dagli altri solo a causa della comunità in cui vivono, è ora di salire di livello”.

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