di Emilio Scibona
Non è certo una novità di cui accorgersi adesso visto che ormai da mesi è una presenza costante nell’11 titolare del Real Madrid ma ieri sera, in una partita dal peso specifico enorme e non solamente perché fosse il “Clàsico”, Federico Valverde ha confermato di essere una delle sensations più forti di questa stagione.
Che fosse forte lo si vedeva già ai tempi del World Youth 2017, quando dirigeva da volante le operazioni di centrocampo dell’Uruguay Under 20: non a caso il Real Madrid, avido e mai satollo di talenti, se lo era già portato a casa un anno prima.
Difficile era però pensare che potesse diventare in così poco tempo baluardo in una squadra che, proprio per la sua brama di talento non si fa tanti problemi a bruciare un giovane. Zidane, le cui intuizioni sono sempre state oscurate dalla luce propria di cui i “Galacticos” brillano a prescindere, gli ha ritagliato un ruolo da protagonista nel suo nuovo corso. I risultati dicono che abbia avuto ancora una volta ragione.
Valverde si è rivelato il tassello complementare perfetto per il centrocampo del Real Madrid: una sintesi esaustiva tra la qualità di Toni Kroos e la sostanza di Casemiro. Portando quella freschezza che i due dioscuri del centrocampo madridista non possono garantire per la loro fisicità e che Modric sta ormai perdendo per via dell’età calcisticamente parlando crepuscolare.
In mezzo al campo il “Pajarito” fa veramente di tutto: disegna il gioco, lo cuce, lo taglia, lo allarga e lo restringe. Il suo è quasi sempre un lavoro d’altissima sartoria con qualche rabbercio messo solamente quando la situazione lo richiede.
Contro il Barcellona ha confermato per l’ennesima volta quest’anno di essere un elemento di spessore assoluto con una partecipazione attiva e feconda alla manovra del Real Madrid accompagnata da una serie di sovrapposizioni laterali degne del miglior Carvajal senza fare mai mancare il suo contributo in mezzo al campo per spegnere i palleggiatori blaugrana.
Fisiologica dunque la standing ovation del pubblico madridista quando è stato costretto ad uscire pagando con i crampi il tributo alla stanchezza per 85’ minuti giocati à pleine puissance. L’ennesimo step di consacrazione per un giocatore che, continuando di questo passo, può diventare uno dei centrocampisti più trascendentali del suo tempo.