Il Cts è cauto sulla riapertura degli stadi per gli Europei: "E' presto per dire se ci potrà essere il pubblico" | Globalsport
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Il Cts è cauto sulla riapertura degli stadi per gli Europei: "E' presto per dire se ci potrà essere il pubblico"

La notizia della riapertura quasi certa era stata data dal governo mercoledì scorso, ma il Cts ha frenato gli entusiasmi

Il Cts è cauto sulla riapertura degli stadi per gli Europei: "E' presto per dire se ci potrà essere il pubblico"
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8 Aprile 2021 - 19.03


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Gli Europei di calcio 2020 sono stati rimandati al 2021 a causa del Covid, ma quest’anno si sperava, almeno per il nostro Paese che ospiterà alcune gare all’Olimpico di Roma, si prospettava una riapertura parziale al pubblico dello stadio.
O meglio, l’intenzione del governo c’era e c’è, ma è stato il Cts a frenare gli entusiasmi, in quanto ha affermato che è troppo presto per fare questo tipo di valutazioni a lungo termine.
Il limite entro cui dare la disponibilità alle gare aperte era mercoledì 7 aprile 2021: il governo ha rassicurato la Uefa, Speranza ha rassicurato Gravina, ma l’ultima parole spetterà al Cts, che al momento non intende impegnarsi e sta lavorando su un protocollo stringente.
Il comitato si è detto comunque disponibile a rivedere la sua posizione se il quadro epidemiologico dovesse cambiare.
La gara inaugurale, sia del girone che della competizione, sarebbe l’11 giugno, tra Italia e Turchia.
L’Olimpico dovrebbe poi ospitare le altre gare del Gruppo A che, oltre agli Azzurri e ai turchi, presenta Svizzera e Galles.
La questione rimane aperta, e rischia di diventare delicata.
La Uefa ha imposto la presenza dei tifosi, pur essendo disponibile ad abbassare la soglia dal 30% al 25%, pena lo spostamento delle gare in un’altra sede, come già successo per Dublino e non solo.
Dopo il forfait di Dublino, infatti, un’altra città sede di Euro 2020 sarà probabilmente costretta a cedere le proprie partite altrove.
La federcalcio spagnola (Rfef) ha annunciato che le condizioni richieste dal governo basco per permettere l’accesso del pubblico sono “impossibili” da raggiungere entro il 14 giugno, per cui è probabile che le gare previste al San Mames verranno riprogrammate altrove. 
Nella nota che ha rilasciato, la Rfef sottolinea di non essersi mai accordata con il governo basco circa queste condizioni, che prevedono tra l’altro il 60% di popolazione vaccinata nei Paesi Baschi e nel resto della Spagna e un tasso di occupazione delle terapie intensive non oltre il 2%.
Tali obiettivi sono ritenuti irraggiungibili dalla Rfef in tempo per il 14 giugno, data in cui la Spagna dovrebbe debuttare a Bilbao contro la Svezia.
La tensione tra Madrid e Paesi Baschi è nota a tutti, e nel comunicato la stessa Rfef scarica più volte la responsabilità verso il governo di Vitoria, specificando che la decisione finale della Uefa alla luce delle richieste basche non sarà in alcun modo responsabilità della federcalcio spagnola.
Nel comunicato, inoltre, si ha l’impressione che la Rfef accusi velatamente il governo basco di aver appositamente imposto condizioni impossibili da raggiungere.
In ogni caso, la Rfef ha dichiarato che appoggerà l’iniziativa del governo basco solo nel caso in cui le stesse condizioni verranno richieste in altre città.
Cosa che, sottolinea, è ritenuta anch’essa “improbabile”.
Potrebbe essere l’inizio di un braccio di ferro, che costringerà la Uefa a lavorare intensamente per organizzare il Gruppo E, lo stesso che ha già visto Dublino dare forfait in favore di Manchester o Liverpool.

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