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Gino Bartali, una bici contro la barbarie nazista

Un lavoro di Alberto Toscano sull'incredibile destino 'extra-sportivo' dell'unica stella del ciclismo finita tra i 'Giusti' di Israele

Gino Bartali, una bici contro la barbarie nazista
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19 Settembre 2018 - 18.37


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  Un campione di bici e di esemplarità: in coincidenza con l’ottantesimo anniversario dell’annuncio delle leggi razziali, è stato presentato alla Maison de l’Europe di Parigi “Un vélo contre la barbarie nazie” (“Una bici contro la barbarie nazista”), l’ultimo libro di Alberto Toscano sull’incredibile destino ‘extra-sportivo’ di Gino Bartali, l’unica stella del ciclismo finita tra i ‘Giusti’ di Israele che – al pari dei suoi exploit sportivi – riuscì in un’altra mirabile impresa politica e civile: salvare circa 800 ebrei dai rastrellamenti nazifascisti durante la Seconda Guerra Mondiale, collaborando con una struttura clandestina che diede ospitalità ed assistenza ai perseguitati.

Una storia meno nota, anche perché il trionfatore delle più importanti gare ciclistiche evitò accuratamente di vantarsene durante la sua vita (1914-2000), ma che, adesso, Toscano, riporta alla luce, in un racconto avvincente e “positivo”, che scivola via veloce come una tappa di Bartali al Giro d’Italia o al Tour de France.

“Bartali fu un campione su strada, ma anche un campione morale, un campione di esemplarità e dei valori in generale”, ha spiegato il giornalista e scrittore corrispondente a Parigi da oltre trent’anni, precisando che il cosiddetto ‘Ginettaccio’ assunse “un ruolo concreto, rivelatosi estremamente utile, nel trasportare sulla sua bici i documenti falsi che permisero a molti ebrei di salvare la vita. Dando prova di sensibilità umana e politica, diventò l’espressione dell’unità dell’Italia che si batteva contro la barbarie”.

Al dibattito alla Maison de l’Europe, erano presenti anche la padrona di casa, Catherine Lalumière, nonché l’ex premier Enrico Letta. “Oggi – ha dichiarato quest’ultimo – non siamo negli anni Trenta, ogni parallelo è a rischio”. E tuttavia storie come quella raccontata da Toscano rimangono “assolutamente necessarie”, ha avvertito l’attuale presidente dell’Institut Delors e dean a Sciences Po, insistendo sulla necessità di non perdere di vista il passato, per pensare il presente e costruire il futuro.

E’ proprio in questo senso che libri come quello di Toscano, divenuto nella sua carriera a Parigi una sorta di ‘ponte’ tra Italia e Francia, tra i giornalisti stranieri più presenti su radio e tv d’Oltralpe, “va dritto all’obiettivo”, ha concluso Letta. Scritto in francese e pubblicato dall’editore Armand Colin, il volume di 220 pagine con prefazione di Marek Halter arriverà in Italia per Baldini&Castoldi in vista del Giorno della Memoria del 27 gennaio.

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