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Portanova, Il campo di calcio non ignora la violenza sulle donne

Alla notizia dell’arrivo di Portanova al Bari, i tifosi si sono fermamente opposti sui social, costringendo la società ad annullare la trattativa. Il calciatore è stato condannato in primo grado dal Tribunale di Siena.

Portanova, Il campo di calcio non ignora la violenza sulle donne
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4 Febbraio 2023 - 12.07


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di Lorenzo Nebbiai e Alessio Schiotti

Si fa vivace  la protesta all’ombra di San Nicola. Centinaia, migliaia di tifosi si sono riversati sui social per protestare contro la dirigenza alla notizia della trattativa che avrebbe dovuto portare, Manolo Portanova, a diventare un nuovo giocatore dei galletti. Il centrocampista è stato condannato a 6 anni di carcere in primo grado per violenza sessuale il 6 dicembre scorso, e da allora non è più sceso il campo con la maglia del Genoa, sua attuale società.

I fatti

Una studentessa romana di 20 anni, iscritta all’Università di Siena, ha denunciato di essere stata vittima di violenza sessuale, nella notte tra il 30 e il 31 maggio 2021, a Siena, perpetrata del centrocampista scuola Juve e da altre tre persone. Il giovane calciatore ha scelto il rito abbreviato e ha sempre dichiarato che la ragazza fosse consenziente, così come hanno fatto gli altri imputati. Versione che non ha convinto però il Tribunale di Siena, che ha decretato una condanna per 6 anni a carico di Portanova. Il centrocampista è stato messo fuori squadra dal Genoa, società in cui milita attualmente, ma fino alla sentenza definitiva è in libertà e può allenarsi (non sussistendo gli estremi per la squalifica secondo la giustizia sportiva).

La mezz’ala aveva così deciso di provare a ripartire lontano da “La Superba,” dal Grifone e dai tifosi che si erano detti non disponibili a vederlo in campo. Da qui l’idea di trasferirsi al Bari, attualmente quinto nel campionato cadetto, in prestito secco per 6 mesi. La tifoseria barese, alla notizia, si è però sollevata in una vera e propria rivolta, costringendo il club di Luigi De Laurentiis a fare marcia indietro.

Le opinioni

La vicenda lascia sgomento e dolore. Ne escono sconfitti tutti. Ne esce sconfitta per prima la ragazza che si trova, in un momento estremamente delicato, vittima anche di un tormentone mediatico improvviso e improvvisato. Al rispetto che dovrebbe accompagnare una persona che compie una scelta coraggiosa e, purtroppo, ancora non così frequente – come denunciare i propri aguzzini – si è sostituito il classico susseguirsi di analisi, opinioni, articoli e articoletti, coronato dalle dichiarazioni infelici del padre di Portanova (Daniele, ex calciatore proprio del Genoa). Parole che rappresentano un deciso passo indietro nella lotta alla violenza sulle donne.

Ne esce sconfitta la società S.S.C. Bari, che sembra provare un perverso piacere ad infilarsi in situazioni complicate. Negli ultimi 12 anni, infatti, ha collezionato nell’ordine: un’inchiesta per calcioscommesse (la vicenda di Andrea Masiello), un fallimento, una retrocessione d’ufficio in serie D in concomitanza ad un altro fallimento e adesso questo. Lo scandalo si inserisce in una cornice in cui l’ottimo quinto posto in campionato e le immagini del San Nicola gremito in occasione (per l’appunto) di Bari – Genoa, facevano ben sperare i tifosi e tutti gli appassionati che il periodo buio fosse finalmente alle spalle. Ne esce sconfitta, quindi, anche la città di Bari che è sempre stata vicina al club, anche nei momenti più bui e che sicuramente non merita questo.

Al netto delle precedenti considerazioni è bene riflettere sul comportamento, una volta tanto, coraggioso da parte di alcune tifoserie. A Genoa i tifosi si sono opposti al ritorno in campo di Portanova, almeno finché la giustizia non avrà fatto il suo corso e stabilita la posizione effettiva del giocatore. A Bari, sempre i tifosi, hanno dimostrato che ci sono dei valori che vanno oltre le prestazioni sportive. Questa volta, per riprendere un grande statista, i baresi hanno vissuto una guerra come una guerra e il calcio come il calcio. Vanno infine riconosciuti i meriti della società Genoa, che ha rispettato la volontà dei propri tifosi e al contempo i diritti del calciatore, permettendogli comunque di allenarsi e di far parte del gruppo squadra.

La figura del calciatore sta nel mezzo tra sfera privata e pubblica: è sì un dipendente di un’azienda, ma è comunque un esempio, un idolo pagano per migliaia di persone e come tale dovrebbe essere al di sopra di ogni sospetto. La storia di Portanova può essere un passo verso l’affermazione di una cultura che renda onore all’aspetto valoriale, al netto della passione domenicale.

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