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Un tonfo che fa rumore per la Juventus: battuta in casa dall'Empoli per 0-1

All'Allianz Stadium decide un gol di Mancuso nel primo tempo. Pochi lampi per la squadra di Allegri che però non si mostra preoccupato: è già a -5 dall'Inter

Un tonfo che fa rumore per la Juventus: battuta in casa dall'Empoli per 0-1
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29 Agosto 2021 - 02.06


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La prima sorpresa di questo campionato è arrivata già alla seconda giornata.

La prima partita della Juve d.R., dopo Ronaldo, il debutto casalingo della seconda gestione bianconera di Massimiliano Allegri è una sconfitta interna 0-1 contro l’Empoli neopromosso, che con una prestazione di personalità e senza la minima soggezione conquista all’Allianz Stadium i primi tre punti del suo campionato. Dopo il pareggio 2-2 a Udine, diventano già cinque dopo due giornate i punti di distacco della Signora da Inter e Lazio prime in classifica, in attesa dei risultati della domenica.

Ad Allegri è mancato chi risolvesse, poche ore dopo l’addio di chi in questi tre anni ha risolto spesso: trovarne (almeno) un altro è uno step fondamentale di crescita, e stavolta a Dybala è mancato non il genio ma l’incisività, così il più vicino a quel ruolo oggi è Chiesa.

E poi restano da ritrovare le certezze dietro: sedicesima partita di fila subendo gol, in continuità con Pirlo. Al di là della contingenza di come è arrivata la rete di Mancuso al 21’, troppo spesso all’Empoli (ficcante ed efficace) bastava superare la trequarti per dare sensazioni di pericolo.

Con Chiesa attaccante insieme a Dybala e McKennie dietro in appoggio, più che nelle posizioni in campo l’impatto della partita della Juve è forte – a dispetto dei cliché sull’allegrismo – grazie a una pressione alta e un gusto del possesso ma non a oltranza, con ricerca della giocata verso la porta e senza paura di cambiare gioco.

In fuga a sinistra dopo 4’, dribblando mezza difesa in contropiede al 12’ e al 22’ ancora da fuori, Chiesa per tre volte impegna un presentissimo Vicario.

Il baricentro alto costringe alla Juve i brividi in contropiede uno contro uno di un Empoli che via via trasforma il coraggio in personalità, provando a far scappare i propri attaccanti dietro Bonucci-De Ligt in campo aperto per liberare spazi ai centrocampisti a rimorchio. 

Così al 21’ i toscani passano: Bajrami allarga repentino sulla destra per Bandinelli che apre le maglie della difesa Juve e la buca di nuovo per Bajrami in mezzo, che si gira benissimo e sul rimpallo la palla finisce a Mancuso, lasciato solo da Alex Sandro andato sulla linea di passaggio, e a 29 anni si toglie la soddisfazione del primo gol in A. A ritmi alti e in spazi ben lontani da una partita a scacchi, i bianconeri dopo il colpo perdono slancio e con esso efficacia, anche un po’ vittima dei propri retropassaggi e disimpegni sbagliati. Eppure alla mezzora reclamano un rigore per un calcio di Luperto alla caviglia di Dybala che proteggeva il pallone in area, ma neanche viene rivisto a video: un minuto prima Allegri aveva cambiato schieramento, portando Chiesa sulla destra sofferente in appoggio a Cuadrado in un nuovo 4-4-1-1 che però fatalmente isola l’argentino.

In continuità con l’assetto più provato di questa prima parte di stagione, diventa 4-4-2 a inizio ripresa con Morata al posto di McKennie, implementato col passare dei minuti dall’ingresso di Bernardeschi a sinistra per Rabiot e di Kulusevski a destra per Chiesa migliore in campo. Restituito a Dybala un ruolo di rifinitura, l’argentino appena prende palla dal limite prova a far nascere dal mancino qualcosa per sé (un paio di tiri da fuori, un dribbling in area) e per gli altri.

L’Empoli parte pericoloso con Haas e Bajrami, ma da un certo punto in poi si finire a giocare a una porta sola, anche con otto uomini Juve negli ultimi 30 metri, ma in mezzo a tanta quantità Allegri non trova la qualità per risolvere.

La verve ce la mette Locatelli, entrato al 66’ per un Bentancur molto opaco a differenza di Danilo in regia, e l’ex Sassuolo duetta in area con Morata, si fa pescare da Kulusevski, ma non arriva la deviazione vincente. Le prime due partite senza vincere: Allegri c’era già passato, 2015-16.

Senza i nazionali, adesso ha due settimane per lavorarci, ma poi riparte da Napoli e Milan. E’ già in salita.

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