Hank Aaron, Tampering (Martellatore) Hank, come lo chiamavano gli appassionati di baseball, è morto ieri sera ad Atlanta.
Era nato a Mobile, sempre in Georgia, nel febbraio del 1934.
Il suo soprannome gli derivò dalla sua potenza nel box di battuta.
Fino al 2007 era il primatista dei fuoricampo. Fu superato da Larry Bonds che fu tuttavia accusato di fare un uso disinvolto di steroidi. La pratica non era allora proibita, ma nell’immaginario collettivo il miglior fuoricampista di sempre è rimasto probabilmente Aaron.
A Hank rimane tuttora i palmares di diverse altre specialità di attaccante (il baseball si nutre di statistiche come di leggende).
Primo degli otto figli di una famiglia di raccoglitori di cotone, cominciò a giocare nelle Negro Leagues, i campionati segregati in cui potevano giocare solo afroamericani, ma già a vent’anni fu ingaggiato dai Milwaukee Braves ( poi trasferitisi ad Atlanta) dove giocò per due decenni.
Le barriere razziali, nel baseball, avevano cominciato ad essere picconate nel 1947 con l’esordio, molto controverso e osteggiato, di Jackie Robinson nei Dodgers di Brooklyn ( la sua vicenda è raccontata nel film 42, di Brian Helgeland uscito nel 2013).
Aaron fu l’ultimo giocatore della Negro Leagues, prima della loro sparizione (1958) a entrare nella rosa di un club “bianco”. Il razzismo non era tuttavia sparito negli anni in cui The Hammer dispiegò la sua formidabile carriera.
Barack Obama ricordava ieri sera, in un omaggio, molto commosso, che Hank fu oggetto di minacce di morte da parte di fanatici razzisti proprio quando stava per diventare il recordman dei fuori campo.
Dopo il ritiro ricoprì cariche dirigenziali nell’ambito del baseball e la sua stupefacente carriera (meglio dire la sua leggenda) fu comunque un punto di riferimento fra la comunità afro americana (di lui Muhammad Alì disse che era l’uomo che aveva idolatrato più ancora di sé stesso).
Nei giorni scorsi Aaron, noto anche per la sua attività filantropica, aveva accettato di fare da testimonial a favore della campagna vaccinale.
Nella comunità afroamericana c’è infatti una radicata diffidenza su questi temi, dovuta secondo alcuni agli effetti disastrosi di una sperimentazione di massa di farmaci antisifilide, inoculati a inconsapevoli cittadini di colore, avvenuta nel 1931.
Naturalmente c’è già chi, sulla rete, ha già dato la stura a non dimostrate ipotesi di connessione fra la sua morte e la vaccinazione.