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Alex Schwazer: "Mi sento ancora un atleta, non è un delitto"

Il marciatore è determinato a dimostrare la sua innocenza e punta tutto sul processo penale di Bolzano. Sogna Tokyo 2021

Alex Schwazer: "Mi sento ancora un atleta, non è un delitto"
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8 Maggio 2020 - 15.55


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La “maratona” giudiziaria di Alex Schwazer continua, il marciatore vuole dimostrare la sua innocenza.

Dopo il no del tribunale di Losanna alla richiesta di sospensione alla squalifica di 8 anni per doping, l’atleta vuole lottare “in casa” puntando sul procedimento penale che ha in corso a Bolzano.

Alla Gazzetta dello Sport, il campione olimpico di Pechino 2008, ha spiegato che non vuole chiudere la sua carriera da squalificato.

“Se ci penso mi fa male, e quindi c’è la voglia di correre ancora, magari una sola gara. Poi posso pure smettere, oppure continuare. Ecco perché non mollo”.

Schwazer è convinto di poter dimostrare la sue estraneità al doping: “Durante le indagini a Bolzano sono emersi fatti nuovi. La mia provetta è stata manipolata, quella abnorme concentrazione di Dna non è motivabile in altro modo”.

Il marciatore altoatesino, 35 anni, vuole partecipare a Tokyo 2021 e continua ad allenarsi con buoni risultati.

Schwazer ha ancora l’amaro in bocca per l’Olimpiade mancata di Rio e se a Bolzano verrà dimostrata la sua innocenza gli piacerebbe essere accompagnato dal Coni e dalla Federazione per una nuova battaglia contro la giustizia sportiva.

“Per la mia immagine è importante una assoluzione a Bolzano. L’idea di avere un pettorale vero in una gara, non si può spiegare con le parole, è una sensazione che devi provare”.  

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