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Le avversarie dell’Italia agli Europei: conosciamo Svizzera, Galles e Turchia

L’Italia affronterà a Roma queste tre squadre in un Girone che sembra tutt’altro che deciso. Siamo favoriti, ma dietro di noi la lotta è serrata.

Le avversarie dell’Italia agli Europei: conosciamo Svizzera, Galles e Turchia
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7 Giugno 2021 - 14.19


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di Antonio Mazzolli
Il girone A, quello dell’Italia, sarà uno dei più combattuti della rassegna europea.

La squadra di Mancini è la favorita, complice l’ottimo cammino di avvicinamento e la qualità superiore rispetto alle altre rose.

Dietro di noi, Turchia e Svizzera si giocheranno la qualificazione (anche se con il passaggio delle migliori terze potrebbero passare entrambe).

Il Galles appare leggermente staccato nei pronostici, ma ha dalla loro parte una forte identità.

Svizzera – La Svizzera ha raggiunto gli ottavi di finale nelle ultime tre grandi competizioni disputate, in Brasile nel 2014, in Francia nel 2016 e in Russia nel 2018: questo è un sintomo di una Nazionale che si dimostra assolutamente competitiva.

Nelle qualificazioni all’Europeo ha finito il proprio girone al primo posto davanti alla Danimarca, perdendo lo scontro diretto, ma facendo meglio dei diretti rivali con le altre avversarie.

Nelle prime due partite di qualificazione a Qatar 2022 ha superato Bulgaria (3-1) e Finlandia (3-2) mostrando qualche sbavatura di troppo in difesa, soprattutto con il portiere Sommer, ma anche una brillantezza offensiva non sempre presente. In una gestione equilibrata e con pochi picchi, la Svizzera ha però ottenuto uno dei risultati più sorprendenti degli ultimi anni: nella partita decisiva del girone di Nations League ha superato il Belgio con un rotondo 5-2, dopo essere stata sotto per 2-0. 

La Svizzera è una squadra molto costante e poco capace di andare oltre i suoi limiti. È però anche una squadra che perde poco: negli ultimi due anni è riuscita a pareggiare due volte con la Germania e una con la Spagna.

Vladimir Petkovic siede sulla panchina della Svizzera dal 2014. Parla otto lingue e in patria viene chiamato Il dottore. La sua presenza sembra ideale a tutti i livelli per organizzare una Nazionale che ha al suo interno moltissime anime diverse e poco talento.

Petkovic allena lo stesso gruppo da 7 anni e molti dei giocatori sono cresciuti sotto di lui. Non a caso la Svizzera è una di quelle squadre di cui si dice che “gioca come un club”, con meccanismi nella costruzione del gioco mandati a memoria e una capacità di muovere le linee in maniera sempre precisa e compatta che può essere un incubo per gli avversari.

In un torneo che inizia così a ridosso del finale della stagione, può essere un grande vantaggio avere una squadra che gioca a memoria, e non a caso nelle convocazioni di Petkovic non c’è stata nessuna sorpresa.

In campo la squadra si schiera con un 3-4-1-2 cucito addosso ad alcuni dei migliori giocatori. Pur senza avere la qualità delle migliori nazionali europee, la Svizzera non è però una squadra che punta a distruggere e ripartire, ma sa modularsi in maniera fluida anche all’interno della stessa partita.

La rosa è profonda e con giocatori dalle caratteristiche diverse. In difesa può contare sull’abilità nella gestione del possesso di Akanji, ma anche sulle qualità nel difendere l’area di Elvedi e Schär.

A centrocampo, accanto al capitano Xhaka, si alternano Denis Zakaria, forse il prospetto più interessante della squadra, e Remo Freuler, ormai a suo agio anche in contesti internazionali.

Se, insomma, la capacità di avere più interpreti e spartiti è l’anima di questa Svizzera, le sue fortune passano ancora dalle giocate di Xherdan Shaqiri.

 Il giocatore del Liverpool viene da una stagione piuttosto deludente, ma se in carriera non è mai riuscito a confermare i lampi intravisti qui e lì, in Nazionale si trasforma, risultando spesso decisivo. Davanti a lui giocano Embolo, punta elettrica e portata al sacrificio ma che vede poco la porta e Seferovic, che al Benfica ha scoperto una vena prolifica abbastanza inaspettata. 

La sfida con l’Italia è la seconda del girone, spesso quella determinante per la classifica (anche se passando le 4 migliori terze c’è speranza per tutte). La Svizzera potrebbe arrivarci con l’inerzia positiva della vittoria nella prima con il Galles e giocare una partita accorta per assicurarsi il passaggio del turno.

Le certezze: Shaqiri e Freuler Le sorprese: Seferovic e Zakaria

Turchia – L’Europeo di 13 anni fa rimane l’ultimo momento significativo di una Nazionale che in quegli anni ci stava abituando a tornei entusiasmanti e imprevedibili. In questi anni il movimento turco ha continuato a sfornare talenti, ma al contempo a non riuscire a qualificarsi nei grandi tornei internazionali. Nelle qualificazioni a questi Europei, però, il Ct Senol Gunes ha costruito un piccolo miracolo: una squadra solida e spettacolare, in grado di contendere il primo posto nel girone alla Francia, e di uscire persino imbattuta negli scontri diretti.

L’unica sconfitta è arrivata nella trasferta a Reykjavik contro l’Islanda, in un contesto molto polemico e surreale: la squadra è stata bloccata tre ore all’aeroporto per motivi poco chiari (controllo passaporti particolarmente scrupoloso, ritiro bagagli particolarmente lento).

La Turchia aveva perso 2-1, ma in una partita irrilevante in termini calcistici se vogliamo parlare del valore della squadra. Per quello dobbiamo guardare la vittoria casalinga contro la Francia campione del mondo: una partita in cui la Turchia ha messo in costante apprensione la sonnolenta costruzione bassa della Francia con un pressing istintivo e individuale, ma comunque efficace.

La Turchia è una squadra organizzata, che cerca di fare le cose semplici e che si affida alla difesa che ha subito meno gol tra le squadre che hanno giocato le qualificazioni a Euro 2020. Gunes – allenatore leggenda del Trabzonspor – ha impostato un atteggiamento estremamente reattivo, che punta a minimizzare gli errori e a sfruttare al massimo quelli degli avversari con i diversi talenti offensivi presenti in rosa.

Alle qualificazioni abbiamo visto una squadra consistente e cinica, pericolosissima sui calci piazzati.

Nel 2021 la Turchia ha recuperato un po’ di entusiasmo e risultati, in particolare il perentorio 4-2 inflitto all’Olanda nella prima giornata delle qualificazioni ai Mondiali, con una tripletta di Burak Yilmaz.

Dopo la vittoria contro l’Olanda è arrivata quella ancora più rotonda contro la Norvegia, 0-3 in trasferta.

Non va sottovalutata però la tendenza della Turchia a portare fasi di pressing brevi ma decise, che per esempio hanno fruttato due gol nell’amichevole contro la Germania.

Un tipo di gioco già nelle corde dei giocatori offensivi, ma che Gunes esplora quasi solo contro squadre più deboli o in situazioni di svantaggio. Negli ultimi trenta metri la Turchia è una squadra imprevedibile soprattutto per le grandi qualità balistiche di Yazici e Calhanoglu, i talenti principali della squadra.

Di loro vanno considerate soprattutto due armi importanti: la produttività su calcio piazzato, diretto e indiretto, e il tiro da fuori – in cui spicca anche un altro talento sottovalutato, Ozan Tufan. Attorno a loro Yilmaz aggiunge soprattutto la sua aura carismatica: un giocatore con doti fisiche e tecniche poco appariscenti, ma che sembra sempre trovare il modo per incidere ed essere decisivo.

I risultati della Turchia dipenderanno però dalla tenuta difensiva, che del resto schiera due difensori giovani e promettenti come Demiral e Soyuncu (ma anche Kabak del Liverpool si gioca il posto), finora apparsi più a proprio agio con poco campo da difendere che quando hanno dovuto tenere la linea alta e coprire tanto campo alle spalle.

Nei tornei internazionali la Turchia è sempre stata in bilico fra trionfo e tragedia, senza mezze misure.

A questi Europei le aspettative sono alte e in molti la indicano come la possibile outsider più pericolosa. L’impressione, però, è che la Turchia abbia tutte le caratteristiche per arrivare lontana: una rosa completa in ogni reparto, un’organizzazione difensiva promettente, talenti che possono svoltare i momenti difficili e un grande leader carismatico come Burak Yilmaz che spingerà tutti a giocare in modo entusiasta e disperato.

L’Italia arriva con legittime aspettative, ma difficilmente poteva pescare un avversario peggiore per iniziare il proprio cammino.

Le certezze: Yilmaz e Calhanoglu Le sorprese: Yazici e Muldur

 

Galles – Da circa sette mesi ad allenare la nazionale gallese non è più Ryan Giggs, arrestato a inizio novembre per aver aggredito la compagna e sua sorella, e rimosso di conseguenza dall’incarico di commissario tecnico. Al suo posto è subentrato il suo assistente, Robert Page, che ha concluso il lavoro in Nations League, portando il Galles in prima divisione, e ha iniziato il percorso di qualificazione ai prossimi Mondiali: una sconfitta (3-1) contro il Belgio e una vittoria (1-0) contro la Repubblica Ceca. Gli Europei erano invece già stati conquistati da Giggs, con il secondo posto nel girone di qualificazione alle spalle della Croazia.

Page ha in parte continuato il lavoro di Giggs. Non ha stravolto il gruppo, che è tra i più giovani del torneo, ma si è staccato dal suo predecessore cambiando il sistema.

Se prima il Galles giocava con 4-2-3-1, ora invece si schiera stabilmente con il 5-2-3, una scelta fatta anche per le assenze nei mesi scorsi e i dubbi sul piano fisico legati ai trequartisti, Ramsey e Jonny Williams, che rinuncia a un po’ di creatività per avere maggiore solidità difensiva. 

I tre attaccanti formano una prima linea stretta, e alle loro spalle i due mediani proteggono lo spazio davanti alla difesa, una struttura che spinge gli avversari a uscire con il primo passaggio verso le fasce, negli spazi liberi dietro l’ala e di fianco al mediano.

È un modo di difendere difficile da manipolare, per la cura con cui protegge il centro, l’attenzione con cui tiene chiuso lo schieramento e non concede ricezioni tra le linee, e che sulle fasce riesce ad andare comodamente in superiorità numerica.

In calendario la partita contro il Galles è l’ultima del girone per l’Italia, e nello scenario migliore, con risultati favorevoli nelle prime due giornate, gli azzurri potrebbero affrontare con più serenità i problemi posti dalla nazionale gallese. E cioè quelli di una squadra che può bloccare il tipico palleggio dell’Italia di Mancini, appiattirlo, rallentarlo, spingerlo in zone laterali.

La squadra quando recupera la palla è poi molto veloce a contrattaccare, con combinazioni semplici che coinvolgono i tre attaccanti o al massimo l’esterno che si sovrappone. 
Il nuovo commissario tecnico non ha convocato Robson-Kanu, uno degli eroi gallesi agli Europei di cinque anni fa, e ha messo ai margini Kieffer Moore, attaccante di un metro e 95 che invece era un titolare con Giggs. Al suo posto Page preferisce schierare una linea offensiva con tre ali, di solito Bale, Wilson e James, che possono avanzare velocemente da soli o associandosi con scambi rapidi.

Le sorti del Galles dipendono ancora molto da Gareth Bale. Magari non è più il super-uomo di un tempo.

Oggi Bale ha più bisogno dei compagni per far risalire la palla, non può semplicemente lanciarsi in avanti e deve ragionare di più con il pallone, coinvolgendo chi gli sta attorno.

Anche così Bale non è comunque solo un riferimento simbolico (è il capitano e il giocatore più esperto se si esclude il portiere Hennessey, che ultimamente sembra scivolato indietro nelle gerarchie, scavalcato da Danny Ward). È ancora la stella, il compagno da cercare nei momenti difficili, quello da cui aspettarsi la giocata decisiva.

A livello atletico il Galles può far soffrire anche le squadre più forti, anche perché nelle poche partite da commissario tecnico Page ha modellato una squadra titolare davvero giovane. In difesa ci sono Rodon e Mepham, entrambi del ‘97.

In mezzo al campo si è imposto Ethan Ampadu, ventenne del Chelsea che ha passato l’ultima stagione in prestito allo Sheffield United. A sinistra Page ha fatto giocare Neco Williams, classe 2001 del Liverpool, mentre in avanti, di fianco a Bale, ci sono altri due ragazzi del ‘97: Daniel James del Manchester United e Harry Wilson, capace di battere il primato di Bale come esordiente più giovane in nazionale nel 2013, a 16 anni.

Ma anche adesso il Galles resta una squadra da non sottovalutare.

 Le certezze: Bale e Ramsey Le sorprese: Ampadu e Mepham

 

 

 

 

 

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