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Il Mondiale degli esclusi: un super team non partirà

Mai come quest'anno ci saranno illustri assenze al mondiale di Russia 2018: a parte tutti gli italiani, altre assenze eccellenti

Il Mondiale degli esclusi: un super team non partirà
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31 Maggio 2018 - 22.22


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Forse mai come quest’anno tanti calciatori esclusi da Russia 2018 formerebbero una squadra che sarebbe candidata a vincere addirittura il mondiale, ma che chi per un motivo chi per un altro, saranno costretti a guardare il mondiale sul divano.
Buffon, de Vrij, Chiellini, Bonucci, Strootman, Nainggolan, Paredes, Ibrahimovic, Icardi, Benzema, Morata. Non e’ una nazionale da sogno, ma quella del ‘noi non ci saremo’. Mai come a Russia 2018 la lista dei grandi esclusi – dal risultato del campo, dalle scelte dei ct o dagli infortuni – è così ricca. E soprattutto, arricchita dalla mancanza dell’Italia. Non accadeva dal 1958, sono passati 60 anni e gli azzurri di oggi vivono l’amara sensazione del “noi non ci saremo” che priva 60 milioni di connazionali dell’evento più atteso dell’estate, costringendoli a vacanze alternative, superlavoro per dimenticare o a maggiori attenzioni verso la famiglia.
Ma nel Mondiale globalizzato delle 32 squadre, 14 delle quali europee, ci sono anche altre squadre e altri grandi protagonisti che si asciugano le lacrime come hanno fatto Buffon e compagni dopo il match pareggiato 0-0 a S. Siro contro la Svezia. Proprio gli svedesi – che alla fine non hanno ceduto alle lusinghe di Ibra per un ritorno last minute in nazionale – sono stati ‘carnefici’ di un’altra nobile decaduta del calcio mondiale, l’Olanda che il titolo iridato non l’ha mai vinto ma l’ha sfiorato per tre volte. Così gente del calibro di de Vrij, Strootman, Robben e campioni in rampa di lancio come Kluivert jr. faranno al massimo, se vorranno, i telespettatori.
Così come Gareth Bale, altro illustre deluso, ancor di più pensando che all’Europeo, appena due anni fa, il suo Galles era arrivato fino alle semifinali e al gol in finale di Champions che lo rilancia sulla ribalta internazionale. Sembra aver scampato la convocazione nella nazionale dei grandi assenti invece Salah: il suo infortunio alla spalla non dovrebbe pregiudicarne la presenza in Russia. Pensieri cupi invece per Arturo Vidal ed Alexis Sanchez, che con la ‘Roja’ del Cile hanno vinto le due ultime edizioni della Coppa America ma non sono riusciti a superare lo scoglio del girone sudamericano delle qualificazioni di Russia 2018.
Reazioni inaspettate sono arrivate dagli States, perché non si pensava che il calcio, anzi il soccer, suscitasse un interesse tale da definire “tragedia” la mancata qualificazione degli Usa al Mondiale nel paese del ‘nemico’ Putin. Il fatto che a passare siano stati Messico, Costa Rica e l’esordiente Panama, più quell’Honduras che poi ha perso il playoff con l’Australia, ha provocato scalpore, e il rinnovamento dei ranghi dirigenziali di ‘US Soccer’, ovvero la federazione calcistica. L’eliminazione degli americani, e quindi di talenti come Pulisic, è stata sorprendente anche alla luce del crescente successo della Major League Soccer, e ora la speranza è di rifarsi ottenendo l’assegnazione dei Mondiali del 2026, nella candidatura congiunta con Canada e Messico.
Lunghissima la lista di stelle escluse dai ct. L’Argentina di Sampaoli ha recuperato all’ultimo Dybala, ma ha lasciato fuori ‘Maurito’ Icardi, oltre all’ex romanista Paredes: colpa della sua incompatibilità, non solo tattica, con Messi. Nel Belgio il ct Martinez ha rinunciato all’irrequieto Nainggolan, che per gridare la sua rabbia ha citato addirittura Maradona. La Spagna ha chiuso le porte a Morata, la Francia a Benzema: chissà quanti gol si perderà il Mondiale. ‘Polvere di stelle’ anche per campioni apprezzati ma senza nazionali di rango alle spalle: ecco allora che fra gli esclusi illustri ci sono anche Marek Hamsik e la sua Slovacchia che nel 2010 in Sudafrica fece fuori l’Italia, il romanista Edin Dzeko, rimasto fuori con la sua Bosnia così come lo juventino Miralem Pjanic, l’austriaco David Alaba, il greco Kostas Manolas, gli algerini Faouzi Ghoulam e Ryad Mahrez.
Ma, lacrime per l’Italia a parte, la mancata qualificazione più dolorosa è stata quella della Siria, rappresentativa di un paese martoriato dalla guerra fermatasi a un passo dal sogno. Per la prima volta si è qualificata per il doppio spareggio della sua zona continentale, ma dopo l’1-1 dell’andata con l’Australia, in campo neutro per motivi di sicurezza, nel ritorno a Sydney un gol nei supplementari del veterano ‘aussie’ Cahill e un palo su punizione di Al Somah al 120′ hanno fissato il risultato sul 2-1 e la fine delle speranze di un popolo per 180 minuti distratto dall’orrore.

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