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Da Budapest alla Sierra Leone, la ruggente avventura di Laura Cola

La motociclista veneta racconta il suo viaggio pieno di adrenalina ed emozioni. Settemila chilometri in tredici tappe sulla sua Honda Crf 250 per portare aiuti umanitari

Da Budapest alla Sierra Leone, la ruggente avventura di Laura Cola
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1 Aprile 2020 - 20.07


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di Maria Sara Pagano

Laura Cola ha dedicato la vita alla moto. Sul suo sito, “donneinsella.com”, si legge che tutto è iniziato per caso, con la trasmissione televisiva di Rete 4 “Donnavventura”. Nel 2002 passando le selezioni del format era necessario avere la patente della moto per visitare l’affascinante Marocco e per la Cola fu necessario imparare. Una conoscenza appresa che non si limitò al periodo del viaggio in Nordafrica ma continuò nel corso degli anni, trasformandosi in passione, tanto da far abbandonare a Laura il suo lavoro di architetto per i suoi grandi amori: i viaggi e la moto. Nel 2008 apre la prima e unica scuola moto per sole donne in Italia.

Una ragazza piena di grinta che l’ha portata a compiere un viaggio straordinario. Itinerario Budapest- Freetown, unica donna in gara e unica italiana per una delle più importanti Charity Challenge al mondo. “Una sorta di coltello che taglia l’Africa in una corsa continua fra popoli e emozioni” ha affermato la Cola alla Gazzetta dello Sport. “Il termometro della situazione in quel continente ce l’hai man mano che scendi verso sud. I colori inebrianti di Marrakech, la Mauritania terra di nessuno, con un vento fortissimo, sabbia ovunque e gente armata. Poi il Senegal bellissimo e la Sierra Leone, che è l’Africa come te l’aspetti.”

Un viaggio vissuto fino in fondo, con qualche ostacolo “Ci sono stati Paesi che abbiamo dovuto percorrere tutti d’un fiato per problemi di sicurezza, come la Mauritania e la Guinea”. Ripagati da sensazioni che rimarranno indelebili nella mente e nel cuore di Laura, “Altre volte siamo stati accolti da feste organizzate per il nostro passaggio e dall’abbraccio indimenticabile di centinaia di bambini”.

La motociclista veneta è senza paura e con una forza interiore ammirevole, ne è consapevole e ha voluto gridare un messaggio alle donne “Tecnicamente gli uomini possono essere più bravi, ma su durata e visione mentale a lungo termine una donna è vincente”.

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