Gabriele Gravina ha esordito così: “Il calcio non ha mai chiesto scorciatoie o sconti. Oggi esistono delle norme chiare, che consentono di poter continuare l’attività, isolando un atleta o un professionista dello staff, continuando gli allenamenti. Sappiamo che è prevista questa norma, l’auspicio è che a breve, una settimana prima dell’inizio dei tornei, quindi della Coppa Italia, si possa rivalutare: manderemo una nuova proposta, nella speranza che questa norma venga rivisitata. Oggi, teoricamente, ma probabilmente anche in pratica, crea grande ansia e preoccupazione”.
Ha poi rivelato: “Il momento più difficile? Ce ne sono state diversi, forse dico quando la Francia ha rinunciato a far ripartire il proprio campionato. Quando una big five viene meno mentre le altre stanno decidendo sai che può avere un peso, ma abbiamo mantenuto la barra dritta e il risultato c’è mi pare”.
Sull’algoritmo risulta esserci un ampio dibattito.
“Sì, qualcuno diceva che l’aquilone si alza controvento. In questo momento, l’aquilone è il mondo del calcio: sappiamo che ci sono dei problemi, dobbiamo dimostrare che siamo in grado di proporre soluzioni credibili, condivisibili e di facile applicazione”. In caso di stop definitivo si procederà con l’algoritmo: “Gli inglesi lo stanno facendo: non è una media secca, ma tiene conto di tanti correttivi, quali partite in casa, fuori casa, gare da giocare, gol fatti e subiti, che diano un principio di equità a una classifica che deve essere ponderata se ponderazione è richiesta. È una sorta di assicurazione sullo svolgimento del campionato”.
Gravina ha condiviso alcune proteste dei calciatori, infatti ha detto: “I calciatori sono una parte fondamentale, ma come tutti sanno che per uscire dall’emergenza bisogna stare tutti insieme. E stare tutti insieme non significa portare a casa il miglior risultato possibile, ma anche fare qualche piccola rinuncia”.
Infine ha speso parole positive sull’operato di Spadafora: “La sua prudenza è stata un atteggiamento strategico, tattico se volete, che ha consentito al calcio di arrivare nelle migliori condizioni per poter dire oggi che si può partire. Insieme abbiamo condiviso due principi fondamentali: anzitutto, che il calcio doveva ripartire quando ripartiva tutto il nostro Paese, non abbiamo mai chiesto canali preferenziali. E poi che dovesse farlo con prudenza, tutelando la salute di tutti. Questi due elementi, messi insieme, hanno ispirato il ministro”.
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