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La Juventus gira a vuoto: il ritorno del Sarri-Ball

La sconfitta contro il Lione conferma che i bianconeri non hanno assimilato a pieno le idee del tecnico toscano. Che adesso è ancor più in difficoltà di quanto non fosse al Chelsea.

La Juventus gira a vuoto: il ritorno del Sarri-Ball
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27 Febbraio 2020 - 19.33


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di Emilio Scibona

 

“Se non è bastato il gruppo, se non son bastati gli investimenti e se nemmeno Ronaldo ha potuto invertire la tendenza allora il problema è l’allenatore”: si può parafrasare così il ragionamento fatto dalla Juventus quest’estate. Via, a furor di popolo, il pragmatico Allegri, dentro Maurizio Sarri, l’unico “giochista” (definizione orribile tanto à la page in questo momento storico) disponibile a prezzi accettabili, stante l’impossibilità di arrivare al massimo esponente di dottrina, quel Pep Guardiola che adesso, con il City a rischio embargo, torna di prepotenza nelle pie illusioni dell’universo bianconero.

 

Sino ad ora i risultati sono stati quelli che sono stati: benché il passaggio del turno sia tutto fuorché compromesso, la sconfitta di ieri sera della Juventus contro il Lione (con tutto il rispetto l’avversario più abbordabile possibile essendo per altro privo della sua stella Depay) è l’emblema più forte di quella che è la distanza esistenziale tra le idee del tecnico toscano e questa Juventus. Inutile appellarsi a ciò che poteva essere se si fosse giocato in Italia.

Quei principi di gioco che lo hanno consacrato come maestro di calcio dopo una vita passata a lungo in provincia, in bianconero si sono anche visti, si pensi al gol di Higuain contro l’Inter. Sono stati però solamente sprazzi, anche abbastanza sporadici all’interno di uno spartito monocorde, in cui gli acuti non bastano per mascherare le cicliche stecche prese da una difesa non proprio a compartimento stagno e soprattutto i problemi di un centrocampo costruito sicuramente non benissimo in partenza ma cui l’allenatore richiede di fare un qualcosa che non può avere nelle corde.

 

Quanto fatto vedere sino ad ora dalla Juventus del tecnico toscano è una replica di quello che era stato il vituperato “Sarri-Ball” l’anno scorso al Chelsea. Una storia, quella di Sarri in “Blues”, addolcita solamente nel finale dal successo in Europa League contro l’Arsenal, che non fu poco ma nemmeno un’impresa titanica pensando ai valori tecnici della squadra.  Troppo poco per poter coltivare delle serie ambizioni: vale in Europa ma anche in Italia dove c’è il fiato sul collo di due squadre forti in modo diverso ma molto competitive.

 

La sensazione è che Sarri stia, come fanno spesso molti allenatori innamorati delle proprie convinzioni, mettendo davanti a tutto la sua visione, costi quel che costi, senza capire che i giocatori della Juventus non hanno bisogno necessariamente di una bella storia per poter sognare ma di idee giuste per incanalare il loro talento. E che quel personaggio fuori dagli schemi e dalle convenzioni, che gli è valso e gli vale ancora pezzi di letteratura che oscillano dal notevole al trascurabile, non lo rende immune dalle sentenze del campo, sino ad ora non favorevoli.

 

 

 

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