Le polemiche sul caso di George Floyd non si placano e a tornare sul caso è Kareem Abdul Jabbar, ex cestista e allenatore di pallacanestro statunitense.
Jabbar si è sempre battuto per i diritti degli afroamericani, infatti il suo impegno si è riconfermato in quanto ha dedicato spazio alla vicenda che sta smuovendo gli animi in tutto il mondo.
Sul quotidiano “La Times”, sul quale scrive come opinionista, infatti, il fenomeno dei Lakers ha definito il razzismo istituzionale, tanto presente nella società statunitense, come “un virus più letale del Covid19”.
L’ex stella dei Bucks ha sottolineato:”Si è riaperta la stagione di caccia al nero, ma la comunità afroamericana è al limite perché per troppi anni è come se avesse vissuto dentro a edifici in fiamme”.
Fiamme, che oggi invece, si propagano in varie città degli States, a causa delle manifestazioni di protesta dopo la morte di Floyd.
Jabbar ha condannato la violenza dicendo di non voler vedere negozi saccheggiati ed edifici incendiati, ma si è anche messo nei panni dei manifestanti sottolineando come “forse la principale preoccupazione della gente di colore in questo momento non è se i manifestanti stanno a tre o sei piedi di distanza, o se alcune anime disperate rubano delle magliette o incendiano un commissariato, ma che i loro, figli, mariti, mogli, fratelli e padri rischiano di essere assassinati dalla polizia solo per essere andati a fare una passeggiata o per essersi messi alla guida”.
Ed ha aggiunto: “E si chiedono se essere nero significhi rifugiarsi in casa per il resto della vita perché il virus del razzismo che infetta questo paese è più mortale del Covid-19”.
Secondo il suo parere, la comunità afroamericana “è abituata al razzismo istituzionale inerente all’educazione, al sistema della giustizia e a quello del lavoro. E nonostante si sia fatto di tutto per aumentare la coscienza pubblica e politica, poco o nulla cambia. Il Covid-19 ha acuito le conseguenze, visto che noi neri moriamo a un ritmo significativamente più alto dei bianchi, siamo i primi a perdere il lavoro e osserviamo impotenti come i repubblicani tentino d’impedirci di votare. E intanto sembra si sia riaperta la stagione della caccia al nero”.