Eroica, aggettivo femminile

Donne sempre più numerose alla corsa per biciclette d'epoca sulle strade bianche della Toscana.

Eroica, aggettivo femminile
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6 Giugno 2019 - 19.14


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Domenica mattina, un po’ prima del Cippo di Nacciarello, mentre sorpasso un ragazzo e una ragazza che stanno pedalando affiancati, sento una scambio di battute fra i due:
Lui (riferito a una loro amica, poco più avanti): “Oh, sembra che Alessandra ha trovato il suo sport, eh?”;
Lei (molto meno entusiasta): “Sì, pedalare nel fango con un tempo di merda”.

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Le donne dell’Eroica sono così: indomite e ironiche.
Incuranti della pioggia, della polvere o del fango, affrontano gli sterrati della Toscana con tenacia e allegria.
Possono scendere e fare a piedi qualche salita o qualche discesa particolarmente ripida (lo faccio anche io, se è per questo), possono caricarsi la bici in spalla, come se fosse una tracolla di Hermès, ma non mollano e arrivano comunque al traguardo, infangate, ma bellissime, come le loro biciclette.

Personalmente, sono innamorato di ciascuna di loro (sfortunatamente sono tutte impegnate, ma tant’è..), però devo ammettere che la loro presenza in gara mi causa un piccolo problema. Forse, non solo a me.

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Il Galateo prescrive che l’uomo salga le scale o prima della donna o dopo che lei ha completato la prima rampa.
Io rispetto sempre questa regola, ma all’Eroica è tutt’altro che facile evitare di trovarsi vis-à-vis, o, meglio: vis-à-tergo con qualche concorrente del gentil sesso.

È una situazione davvero imbarazzante, perché se guardi avanti ti senti in colpa, ma se non guardi avanti è capace che non vedi una curva e ti schianti in un vallone, evento che ridurrebbe di molto il piacere della partecipazione alla corsa.

Il problema del Galateo è che quando l’hanno scritto, l’Eroica non esisteva ancora.
Su una scalinata è facile essere galanti: passi avanti e finisce lì, ma su una lunga salita sterrata non è altrettanto facile, perché non è detto che sia tu, dei due, quello più veloce e se lei non è disposta a farsi superare (perché dovrebbe, del resto?), l’unica possibilità che hai di preservare sia la tua reputazione che la tua incolumità fisica è di lasciarla andar via.

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Le prime volte ti illudi di potertela cavare con una soluzione intermedia (tengo gli occhi bassi come un monaco Benedettino e solo di quando in quando lancio una rapida occhiata in avanti, cercando di mettere a fuoco oltre il suo “sellino”), ma ben presto ti accorgi che è inutile.
Basta un decimo di secondo perché un’immagine si fissi sulla rétina e per quanto tu possa essere rapido e discreto, il tuo nervo ottico registrerà comunque l’informazione, rinforzando i tuoi sensi di colpa.

Perciò, ricordatevi: se vi imbattattete in una ciclista eroica e la vostra forma fisica non è all’altezza della vostra educazione, avete solo due alternative: o venite a patti con il vostro ego e vi fate seminare o vi portate dietro una Nikon, come faccio io, e vi fermate a fare qualche foto per il vostro articolo.

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