La stampa iberica il giorno di Italia-Spagna: dall'omaggio alla Carrà a Bonucci-Chiellini "mafiosi"

Riconoscimento del grande Europeo giocato finora dall'Italia, ma anche stereotipi ripetuti (che alla Germania nel 2006 non portarono bene)

La stampa iberica il giorno di Italia-Spagna: dall'omaggio alla Carrà a Bonucci-Chiellini "mafiosi"
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6 Luglio 2021 - 14.06


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Le prime pagine se le prende tutte Raffaella Carrà, che ci fa lo scherzo di lasciarci proprio alla viglia di Italia-Spagna: la sua nazione d’origine e la sua nazione d’adozione.

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Dal “Chissà se va” a “Que fantastica esta fiesta” di Marca, l’omaggio è rivolto soltanto al caschetto biondo più famoso di tutti i tempi.

Sui social devono ancora impazzare le classiche polemiche che gravitano intorno a partite così importanti.
Ci pensa, però, la stampa spagnola a decorare la sfida tra Azzurri e Furie rosse di aneddoti, ricordi di ere calcistiche passate e qualche cliché che, purtroppo, scade nell’offesa.

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Del quartetto «pizza, mafia, spaghetti e mandolino», due sono i cliché che El Mundo, nell’articolo di opinione “La solita Italia”, prende in prestito per descrivere capitan Chiellini e compagni.
Lui e Bonucci appaiono agli occhi del giornalista come «due ragazzi in giacca e cravatta, rasati male e con le palpebre cadenti, che ti piantano le mani sul petto in un ristorante vuoto con le tovaglie a quadretti – scrive -. Così da non far avvicinare nessuno a Donnarumma, o al tipo con il garofano all’occhiello che mangia da solo un piatto di spaghetti».

Insomma, El Mundo utilizza l’immaginario della criminalità organizzata per descrivere il reparto difensivo degli Azzurri.

E ancora: «Non sono tipi abituati a vincere le partite. Sono ragazzi abituati a partecipare a funerali di vittime di crimini commessi da loro stessi per porgere le condoglianze – conclude -. Che Dio ci accolga da confessati». Ricardo Colmenero, autore dell’articolo, prende di mira le sceneggiate – vere, ma che mettono in scena praticamente tutti i calciatori – degli italiani.
Sempre di Chiellini, afferma che si è rivolto – nel quarto di finale contro il Belgio – all’arbitro Slavko Vincic interpretando un lamento all’altezza del pianto del terzo atto del Rigoletto. Un altro luogo comune – in Italia lo definiremmo razzismo territoriale – è rivolto poi a Immobile, il quale «sta agonizzando a terra per una ferita che sembra mortale, e miracolosamente si riprende per festeggiare» il gol di Barella.

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«Sicuramente si è trattato dell’opera di San Gennaro, che Alan Shearer – commentatore inglese – ha definito “patetica” soltanto perché gli anglicani non adorano i santi».

L’autore ricorda, nello stesso pezzo, il «ti faccio sparare» che Totò Schillaci – e rimarca anche la provenienza geografica del siciliano – disse a un avversario nel 1990. «Appena finita la carriera di calciatore, l’idea migliore che gli è venuta è stata quella di recitare in una serie televisiva interpretando un boss mafioso».
Fortunatamente, lo stesso giornale spagnolo, ma con un’altra penna, descrive la coppia di difensori centrali dell’Italia per i meriti sportivi e non per scherzare con stereotipi tra l’altro appartenenti a un’altra epoca. Bonucci e Chiellini: un matrimonio di titanio è il titolo dell’articolo di Sergio Viñas, che sottolinea come «i due difensori collaborino da 11 anni sia in Nazionale che nella Juventus, il che li rende uno dei duetti difensivi più stabili della storia, con 324 partite insieme».

Oltre al gossip e a qualche articolo di colore, la stampa spagnola rende conto all’Italia della sua evoluzione sotto la gestione Mancini.
“L’Azzurra meno italiana che si ricordi” è il titolo di un articolo del Mundo Deportivo, il quale esalta la lontananza dal «catenaccio».

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Scrive Javier Alfaro: «Questa Italia, costruita su un vistoso 4-3-3, è una squadra molto creativa. Oltre a dominare nel possesso palla, qualità nota, si sta distinguendo per l’ottima gestione che fa dello stesso. Lungi dall’essere una squadra piatta e prevedibile, sa dominare a piacimento il ritmo della partita, imprimendone uno alto quando sente l’odore del sangue dell’avversario, intorpidendo il gioco quando, invece, è necessario». Lo stesso quotidiano, in un altro pezzo, individua in Verratti il “chiaroveggente” del centrocampo azzurro.

«Spagna, devi bloccare Verratti – scrive il giornalista, sottolineando – la media di 4 passaggi chiave a partita del giocatore italiano, un record superiore alla media di 3,3 del belga De Bruyne». Non basterà, tuttavia, fermare il centrocampista del Psg per arrestare il gioco della «Azzurra meno italiana che si ricordi». O sarebbe meglio dire, dell’Italia più azzurra degli ultimi anni.

Un precedente attacco così massiccio fu nel 2006, quando la stampa tedesca ci definì “Mammoni” e attaccò con il solito stereotipo della pizza: ricordiamo tutti come andò a finire.

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