È il 1° dicembre 2020, l’Atalanta scende in campo contro il Midtjylland, gara decisiva per la qualificazione agli ottavi di Champions, e il Papu viene sostituito a fine primo tempo con la squadra in svantaggio.
La partita finisce 1-1, la Dea rimanda la qualificazione al match contro l’Ajax e il giorno seguente si diffondono le voci di una presunta lite tra l’argentino e Gasperini.
In campionato c’è l’Udinese, il match viene rinviato per maltempo, ma il numero 10 non è comunque convocato per scelta tecnica.
Arriva il match contro l’Ajax, i tifosi caricano la squadra con uno striscione e la foto di Gomez e Gasperini che si abbracciano, il Papu scende in campo e l’Atalanta trova la vittoria e la conseguente qualificazione.
Segue un post del giocatore: “Continuate a parlare che noi continuiamo a fare la storia”.
Le acque sembrano essersi calmate, ma contro la Fiorentina il Papu è nuovamente in panchina.
“Meritato riposo” dice il Gasp, ma la frase “abbiamo giocato meglio” detta a fine partita sembra un vero e proprio attacco al giocatore.
Nemmeno 24 ore dopo la partita contro i Viola, esce una storia sul profilo Instagram di Gomez: “Cari tifosi atalantini vi scrivo qui perché non ho modo di difendermi e di parlare con voi. Volevo solo dirvi che quando me ne andrò si saprà tutta la verità. Voi mi conoscete e sapete la persona che sono. Vi voglio bene, il vostro capitano”.
Un messaggio di addio che lancia le prime voci di mercato, con la Juve che sembra più che interessata.
Il 16 dicembre il Papu è convocato proprio contro i bianconeri e le telecamere lo pizzicano mentre canticchia l’inno della Vecchia Signora.
Ma il papu Gomez che canta l’inno della Juve? pic.twitter.com/cxRBiQGaG7
— il pirri (@FelicePirri) December 16, 2020
L’argentino entra nel secondo tempo giocando i suoi ultimi minuti con la maglia dell’Atalanta.
La rottura è ormai insanabile e dopo 252 partite, 59 gol e 71 assist il Papu lascia Bergamo.
Ma cosa successe realmente il 1° dicembre 2020 che ha scatenato tutto ciò ?
A ormai 7 mesi dal trasferimento a Siviglia, il Papu Gomez è tornato a parlare in un’intervista a “La Naciónal” della vicenda che, sia dentro che fuori dal campo, infiammò gli ultimi giorni del 2020.
Come racconta lo stesso argentino, i rapporti con Gasperini hanno iniziato a vacillare proprio nella gara contro il Midtjylland:
“In quella partita ho disobbedito ad un’indicazione tattica. A dieci minuti dalla fine del primo tempo il mister mi ha chiesto di spostarmi a destra, mentre io stavo facendo molto bene a sinistra e ho detto di no. Immagino che l’aver risposto così, a metà gara e davanti alle telecamere, abbia creato la situazione perfetta perché si arrabbiasse. In quel momento ho capito che sarei stato sostituito all’intervallo e così è stato. Negli spogliatoi però lui ha oltrepassato i limiti ed ha cercato di aggredirmi fisicamente.
Allora ho detto basta. Si può discutere, ma l’aggressione fisica è intollerabile. Il giorno dopo c’è stata una riunione con tutta la squadra. Mi sono scusato con l’allenatore e i compagni per l’accaduto perché avevo capito di aver sbagliato, che da capitano non mi ero comportato bene e che ero stato un cattivo esempio. Ma non ho ricevuto scuse. È stato brutto, dopo tutto quello che ho dato per il club il presidente non ha avuto le palle di chiedere all’allenatore di scusarsi con me. Dopo qualche giorno, ho detto al presidente che non volevo più lavorare con Gasperini all’Atalanta. Lui mi ha risposto che non mi avrebbe lasciato andare e quindi è iniziato un braccio di ferro che ho pagato finendo fuori rosa.
Ma non è tutto, visto che per me si sono anche chiuse le porte del calcio italiano: non volevano cedermi a nessun big perché dicevano che avrei rafforzato una rivale. Grazie a Dio è arrivato il Siviglia che mi ha permesso di continuare a competere ad alti livelli per poter aspirare alla Copa America. Era quella la mia ossessione”.
Parole molto forti, non solo nei confronti del Gasp, ma anche del presidente Percassi, da parte dell’argentino che ha poi concluso così:
“È ora che i tifosi conoscano la verità. Meritano la verità e la merito anche io. Penso che l’intenzione dell’Atalanta fosse quella di dare tutta la colpa a me. In tanti si sono arrabbiati con me perché hanno pensato che volessi andare via, ma non è vero”.
Il mister dal canto suo non ha aspettato a rispondere e ha respinto le accuse al mittente:
“L’aggressione fisica è stata sua, non mia, ma il vero motivo per cui è andato via da Bergamo è per aver gravemente mancato di rispetto ai proprietari del club. I comportamenti e gli atteggiamenti di Gomez, in campo e fuori, erano diventati inaccettabili per l’allenatore e per i compagni. Mi auguro che Gomez possa continuare a far parlare di sé con le prestazioni, come faceva all’Atalanta”.