Era il 10 marzo 2020 quando l’Italia piagata dal Covid 19 scopriva di essere precipitata in un duro lockdown che sarebbe finito soltanto il 4 maggio successivo, ma nessuno lo sapeva ancora.
Il giorno prima il Dpcm emanato dall’allora governo in carica disponeva, tra le altre misure preventive, la sospensione sine die di tutti i campionati, compreso quello di Serie A e tale è stata una misura senza precedenti nella storia del calcio italiano, soltano durante la Grande Guerra del ’14-’18.
Le avvisaglie di una decisione imminente sulla questione era già nell’aria dato i continui e frenetici cambi di calendario, partite iniziate con ritardo e l’assenza di pubblico in alcuni incontri, soprattutto quelli giocati in Nord Italia.
Durante tutto il periodo di quarantena il mondo del calcio ha fatto non poche pressioni per riaprire il prima possibile il campionato, ma tutte le autorità hanno desistito dal concedere la riapertura prima di giugno.
Il fatidico giorno è arrivato il 22 giugno, quando finalmente le squadre sono scese in campo per disputare fino alla fine del campionato, fissato per il 2 agosto 2020, quello che ne rimaneva.
Il clima, alla ripresa, ovviamente non era più lo stesso: assenza di pubblico, tamponi a tappeto per tutti i giocatori e lo staff e protocolli rigidissimi da rispettare.
Da settembre ad ora si sono contati moltissimi positivi tra i giocatori, squadre dimezzate e al limite della possibilità di giocare e poi la partita fantasma che rimarrà alla storia, quella mai disputata tra Juve e Napoli.
Insomma il Covid è presente e imprime ancora una pressione nel campionato di calcio, ma almeno si può giocare e si può sperare.
La Serie A ad un anno dal Covid: dallo stop alla ripresa del campionato
Ad un anno esatto dal lockdown generale, anche il calcio ricorda quel terribile momento fatto di paure e incertezze che portarono allo stop del campionato
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9 Marzo 2021 - 20.00
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