Inutile prenderla alla larga: Milan-Inter fa sparire il resto del programma della ventitreesima giornata. Non solo e non tanto per tutto l’armamentario della tradizione, da Vecchioni a Celentano, passando per Beppe Viola, o per i cicli gloriosi che fanno ormai parte della storia, dal triplete di Moratti e Mourinho ai tanti Milan imbattibili della berlusconeide, da Mazzola a Rivera giù giù fino ai favolosi anni ’50. Non siamo tornati ancora a quei livelli, ma le due contendenti stavolta si giocano un bel pezzo dello scudetto, visti anche in Europa i patimenti della Juventus e considerata l’allergia della Roma agli scontri diretti.
Ci arriva da favorita l’Inter, dopo la franca vittoria sulla lanciatissima Lazio. I nerazzurri, optando per un piano di gioco chiuditi-e-riparti, hanno avuto gioco quasi facile sul vorticoso giropalla sterile dei biancocelesti, giunti a Milano con la speranza di continuare nel filotto di vittorie e ripetere la grande risalita pre-lockdown. Il confronto ha stabilito che c’è differenza tra le due squadre, se non altro data dalla capacità di surrogare adeguatamente qualche defezione nel gruppo dei titolari, e gli errori individuali di qualche comprimario biancoceleste hanno messo il match su un piano inclinato favorevole all’Inter. Al resto ha pensato un Lukaku ciclonico, ma non si può non sottolineare la qualità messa in campo da un Eriksen finalmente all’altezza di sé stesso.
Il Milan, dopo il tonfo spezzino, ha portato a casa un pareggio in Europa League, facendosi rimontare dalla Stella Rossa ridotta in dieci di Stankovic, manco fosse un anticipo del derby. Malumori che traboccano sui social (sotto accusa Romagnoli, che non merita la gogna) raccontano il paradosso tifoso: una squadra che ha condotto in testa tutta la prima parte della stagione ed è reduce da un 2020 oltre ogni rosea aspettativa al primo scivolone suscita mugugni ingenerosi. Il traguardo del Milan era entrare nei primi 4 e lo scudetto sarebbe un colpo a sorpresa. Che è ancora possibile, visto che i rossoneri tallonano la nuova capolista, forte in campo quanto in difficoltà fuori: la rateizzazione degli stipendi di novembre e dicembre dell’Inter, grazie alla deroga concessa dalla Figc, parla chiaro. Ci sarebbe da chiedersi i motivi della deroga a una regola che, se non rispettata, espone i trasgressori a penalizzazioni in classifica che avrebbero lo scopo di riequilibrare una competizione falsata dal mancato rispetto dei parametri economici, che, evidentemente, le altre hanno rispettato. Emergenza Covid, certo, ma chi ha pagato regolarmente i tesserati ci fa la figura del pollo. E visto che lo hanno fatto tutti, ci sta che si consideri furbo l’unico trasgressore non punito.
Le due squadre sono quasi al completo, mancherà Mandzukic al Milan, sono in dubbio Sensi e Bennacer, insomma i grandi protagonisti saranno tutti sul palcoscenico, domenica alle 15, come ai bei tempi della serie A in bianco e nero. Di nuovo di fronte, dopo la furiosa litigata nel derby di Coppa Italia, Lukaku e Ibrahimovic.
La giornata è partita con le vittorie di Fiorentina e Torino. I viola hanno disposto dello Spezia ammazzaMilan (3-0): spesso nel calcio a un grande acuto segue una caduta. Il Torino ha fatto il colpo a Cagliari trasformando in mezzo pieno il bicchiere dei pareggi di Nicola e per la prima volta guarda dall’alto la zona retrocessione, nella quale restano invischiate in tre.
Il caso del Cagliari sembra degno dei migliori specialisti: continua a non fare risultato e per Di Francesco potrebbe essere arrivato il momento di lasciare il comando a un altro. Si fa il nome di Semplici, già ottimo protagonista alla Spal.
Il primo anticipo del sabato è Lazio-Sampdoria, con i biancocelesti in piena vigilia pre-Bayern. Le notizie che arrivano dalla Baviera parlano di squadra assediata dal Covid, ma non c’è da fidarsi: Inzaghi predica concentrazione, ricordando lo 0-3 dell’andata, maturato alla vigilia della gara con il Borussia Dortmund. L’attacco della Samp sarà guidato dall’ex Keita Balde, che in settimana ha presentato un documentario televisivo (“Hermanos”, fratelli) che racconta la bella storia del suo intervento a favore dei raccoglitori di frutta senegalesi rimasti senza alloggio in Catalogna la scorsa primavera. Keita intervenne per pagare le spese dell’alloggio e per acquistare cibo e vestiti puliti, dopo aver guardato un video di denuncia sui social network.
L’anticipo delle 18 è Genoa-Verona, quello della sera è un derby Sassuolo-Bologna. Cominciano a essere numerose le squadre che non hanno particolari problemi di classifica. Sassuolo e Verona possono contendersi l’ottavo posto, ma è improbabile che una delle prime sette scivoli indietro al punta da lasciare loro la possibilità di entrare in zona Europa League.
Genoa e Bologna devono solo gestire il vantaggio di 9 punti che hanno sulla zona retrocessione. Forse i nervi distesi regaleranno spettacolo calcistico.
La domenica comincia con Parma-Udinese, alle 12.30. A forza di perdere l’ultimo treno, i parmigiani sono rimasti a piedi: 7 punti dal Torino quartultimo, 11 dal gruppone, la serie A è appesa a un filo e se non si vince non ha senso parlare di salvezza.
Discorso che vale a maggior ragione per il Crotone, che chiude la fila un punto dietro al Parma e farà visita, nel posticipo di lunedì sera, alla Juventus, reduce dalla brutta sconfitta di Oporto e di nuovo precipitata nel dubbio. Detto di Milan-Inter, che terrà banco alle 15, c’è poi un Atalanta-Napoli alle 18, rivincita del doppio match di Coppa Italia appannaggio dei bergamaschi, anche loro in trepida vigilia Europea. Se la giocheranno col Real Madrid mercoledì, mentre il Napoli ha rimediato un’altra sconfitta a Granada. Periodaccio, ma tornerà Koulibaly. Il posticipo della domenica vedrà il derby giallorosso a Benevento: arriva la Roma, passata facilmente anche a Braga, per provare a continuare la lunghissima striscia vincente con le neopromosse: 26 vittorie di seguito.