Arriva la tredicesima giornata, annunciata dagli squilli di tromba un po’ stonati del Presidente del Consiglio, che ha dettato le regole per gli spostamenti nei giorni delle festività natalizie. Con le idee ancora più confuse e con la sensazione di avere un margine minimo di movimento, gli italiani, orfani della tombola e del cenone ma rinfrancati dal venir meno dello shopping furioso e delle adunate familiari all’insegna dello sbadiglio, si apprestano a un week-end da divano, a guardare le partite della serie A più strana e atipica degli ultimi anni, senza pubblico e con un numero esagerato di pretendenti alle posizioni più “alte” della classifica.
Un tredicesimo turno con un menu succulento: tre classiche, tre scontri di vertice o pseudotale, alcuni incroci che potrebbero chiarire le gerarchie in gruppo, ancora confuse. Classifica alla mano, la partita di cartello è Sassuolo-Milan. Gli emiliani continuano nella loro galoppata e sognano di sgambettare gli imbattuti rossoneri, che fuori casa finora hanno pareggiato soltanto l’ultima, contro il Genoa. Assenze importanti nel Milan, soprattutto quella di Ibra.
Segue nella gerarchia di giornata un Atalanta-Roma che rappresenta la prova d’appello per i giallorossi dopo la caduta di Napoli. Nell’ultima giornata entrambe sono state, per motivi diametralmente opposti, alle prese con direzioni arbitrali discutibili, quando non disastrose. I bergamaschi devono gestire il caso Gomez, destinato, sembra, a partire.
La prima classica è quella che chiuderà il programma, nel posticipo domenicale: un Lazio-Napoli che sembra l’ultima chiamata per i biancocelesti, tanto autorevoli in Champions League quanto deboli in campionato. Il Napoli è arrabbiato per la sconfitta immeritata patita con l’Inter e medita di rifarsi ma lascia a casa Insigne, Mertens e Osimhen. La Lazio ha anche lei le sue defezioni. Napoli spesso corsaro, Lazio con una media disastrosa in casa.
L’Inter attende lo Spezia e guarda al Milan, con la freccia inserita, pronto al sorpasso. L’eliminazione in Europa ancora brucia e la squadra in campo pare opaca ma ben sostenuta dai suoi alfieri più importanti, Handanovic e Lukaku.
La Juventus va a Parma, dove ripropone Kulusevski. Dopo la gara con l’Atalanta s’è gridato al miracolo: Ronaldo ha giocato male! Ha sbagliato un rigore! Eh, succede, ogni tanto, pure a lui. Non vedrà l’ora di rifarsi.
Fiorentina-Verona è la seconda classica di giornata, tra una nobile di antichissima memoria, diciamo in bianco e nero, e una delle rivelazioni del campionato, guidata dalle mani sapienti di Juric, che viene da una sconfitta interna bruttina contro la Sampdoria dopo l’impresa dell’Olimpico/Lazio. Viola con Ribery: tra averlo e non averlo ce ne passa.
Interessante Cagliari-Udinese, squadre che si stanno comportando bene, togliendosi qualche soddisfazione e mettendo in mostra, i friulani, un De Paul che è tra i migliori giocatori del campionato. Sampdoria-Crotone dirà qualcosa sul ritrovato slancio dei calabresi, penalizzati da un calendario micidiale ma vivi e desiderosi di riscatto.
Chiudono Benevento-Genoa, con i campani in ottima media-salvezza e i genoani che hanno finalmente alzato la testa con una buona gara contro la capolista Milan.
Torino-Bologna, terza classica di giornata, è uno scontro tra nobili decadute e decadutissime. Per i granata, ultimi in classifica, l’alibi degli arbitraggi sfavorevoli non promette niente di buono, la crisi è totale e la rotta punta decisa verso la retrocessione. Riuscirà Giampaolo a sterzare, evitando il baratro? Mihajlovic potrebbe infliggergli l’ultimo dispiacere, o forse no. Tra tre giorni si rigioca.