Il presidente del Coni Giovanni Malagò, intervistato da ‘La Gazzetta dello sport” ha parlato della situazione del calcio in Italia. Il numero uno dello sport italiano ha posto l’accento su vari temi: la diversità del calcio rispetto agli altri sport, la voglia di ripartire e la mancanza di un piano b.
“Ribadisco quanto vado dicendo dall’inizio del Covid-19. In Italia ci sono almeno 15 sport di squadra. A torto o a ragione tutti, nel giro di poche settimane, hanno chiuso i battenti e deciso di non assegnare gli scudetti. Il calcio, un po’ perchè è un mondo a parte e un po’ per interessi economici, ha voluto continuare la sua partita e non chiudere i campionati. Conosco le carte, le deleghe, l’autonomia della Figc e il rimando della Federazione alla Lega dell’organizzazione dei campionati – spiega Malagò – E dico, bene, benissimo: sono il primo a fare il tifo perchè il calcio riprenda. Ma dopo pochi giorni alla parola calcio si è sostituita la parola Serie A. Dilettanti e Lega Pro hanno capito abbastanza presto che con certe dinamiche di protocollo non erano in condizioni di riprendere. La Serie B ha votato da poco per ricominciare. Da mesi insisto: puntiamo a ripartire ma non essendo possibile fare previsioni di lunga scadenza, viste tutte le variabili esistenti, deve esistere anche un piano B. Non averlo è un errore”
Per quanto riguarda la ripartenza, la Serie A vorrebbe tornare a giocare il 13 giugno ma, per ora, il governo ha bloccato tutto fino al 14: “Se la curva dei contagi manterrà un indice basso, credo non ci sarà problema a partire un paio di giorni prima. La Figc pare stia studiando un’ipotesi di playoff e playout? Lo leggo, ma mi risulta che non tutti siano d’accordo. Voglio sia chiaro che il Coni ha solo interesse se il calcio, o meglio la Serie A, riesce a risolvere i problemi. Le mie non sono invasioni di campo come qualcuno le ha definite: ho un atteggiamento propositivo, non critico”.
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