Castellacci: “Un medico non è un eroe, ma un professionista serio”

Enrico Castellacci ha commentato le decisioni della fase 2 schierandosi dalla parte dei medici del calcio che secondo lui sono poco tutelati.

Castellacci: “Un medico non è un eroe, ma un professionista serio”
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12 Maggio 2020 - 21.58


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Il presidente dell’Associazione medici del calcio, Enrico Castellacci, ha parlato ai microfoni di radio Punto Nuovo.

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“Un medico non è un eroe, ma un professionista serio e si assume le proprie responsabilità. È da tempo che continuo a ripetere che il medico del calcio è l’anello debole della catena che non ha un contratto depositato in Lega. L’unica figura poco tutelata, o per niente. Il paradosso è che la figura più debole si ritrova ad essere la figura fondamentale e la più critica”.

“Era ovvia questa responsabilità sul medico del calcio, l’assenza dell’associazione L.A.M.I.C.A all’interno della Federcalcio è assurda -prosegue l’ex responsabile medico della Nazionale italiana- È ovvio che dovranno essere fatte delle verifiche, abbiamo già allertato i legali della nostra associazione perché facciano le loro osservazioni dopo aver letto i protocolli. Ho già ricevuto molte lettere di colleghi dalla Serie B che minacciano le loro dimissioni in caso non venisse rivista la questione della responsabilità, che diventa una responsabilità penale. I club si devono assumere le loro responsabilità, bisogna nominare dei medici competenti che vanno associati ai medici del calcio nel rispettare le linee guida. Situazione difficile da valutare con molta attenzione”.

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Poi Castellacci conclude commentando il fatto della quarantena obbligatoria in caso di un positivo: “Si crea un grosso handicap, se si fosse seguito il modello tedesco sarebbe stato più semplice. Avremmo messo in isolamento il giocatore contagiato, fatto i tamponi necessari e fatto riprendere gli allenamenti. Qui si pensa alla riapertura del campionato, non escludendo una prossima chiusura. Una volta che si iniziano le trasferte, il pericolo di contaminazione è più alta, basta un solo giocatore e si blocca il campionato. Crea delle perplessità non indifferenti sulla vera volontà di ripartire”.

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