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1955/1956: la Fiorentina del primo scudetto

Il 6 maggio la viola pareggia a Trieste, scucendo il tricolore dal petto del Milan. Si aggiudica, con ampio merito, il primo scudetto della sua storia.

1955/1956: la Fiorentina del primo scudetto
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6 Maggio 2020 - 17.38


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di Irene Bacci

Indimenticabile, come tutte le prime volte.
È il 6 maggio 1956 quando la Fiorentina di Fulvio Bernardini si veste di un inaspettato tricolore sbaragliando le tre grandi del nord: Inter, Milan e Juventus.
Indimenticabile, perché è il successo di una formazione formidabile che riuscì, contro ogni pronostico, a portare lo scudetto al di sotto dell’Appennino per la prima volta dalla fine della guerra.
Una squadra pazzesca per la qualità del gioco espresso e per le ripetute batoste rifilate alle più blasonate del nord.
La squadra gigliata riesce a laurearsi Campione d’Italia con ben cinque giornate d’anticipo, col pareggio di 1-1 a Trieste.
Delle rivali, solo il Milan riesce parzialmente a seguire la squadra toscana, che mantiene saldamente la testa della classifica.
Al termine della stagione, però, la distanza tra la viola e la diretta inseguitrice sarà di ben 12 lunghezze.
Quello fu l’anno della Fiorentina dei record, con 33 risultati positivi su 34 (20 vittorie e 13 pareggi).
Una squadra molto prolifica (59 reti fatte), ma anche incredibilmente solida, con la miglior difesa del campionato (20 reti subite).
Bernardini aveva a sua disposizione una formazione eccezionale, poteva contare sul tiro micidiale di Cervato, sulle linee tessute dal raffinato Segato, sull’eleganza del capitano Rosetta, sul mago della tattica Chiappella, sugli stacchi aerei di Magnini, sulla freddezza e lucidità tra i pali di Sarti, sul bomber da 21 reti Virgili e sulla preziosa coppia Montuori-Julinho, che ancor oggi viene ricordata come tra le più forti di sempre.
Dai magistrali guizzi e dalle serpentine incontenibili di Julihno partivano i perfetti traversoni con traiettorie forti e tese indirizzate verso il centro dell’area di rigore avversaria.
Era un meccanismo che funzionava come un orologio svizzero.
All’ultima giornata di campionato, durante una partita in casa, fu l’apoteosi: al termine della gara i sessantacinquemila presenti riaffermarono il proprio entusiasmo con una pacifica invasione di campo e con lo sventolio di migliaia e migliaia di bandiere viola.

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