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Parla Ventura: "Io, capro espiatorio di un sistema che non funzionava più"

A mesi di distanza dall'eliminazione degli azzurri dal Mondiale di Russia 2018 torna a parlare l'ex ct della Nazionale

Parla Ventura: "Io, capro espiatorio di un sistema che non funzionava più"
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28 Maggio 2018 - 11.38


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La Serie A è terminata, le competizioni europee hanno emesso i loro verdetti. Il prossimo appuntamento per gli amanti del calcio è il Mondiale di Russia 2018, in cui però l’Italia sarà un’assente illustre a causa della dolorosa eliminazione inflitta dalla Svezia nel doppio confronto delle qualificazioni. Da allora la Nazionale italiana ha cominciato una rifondazione, abbracciando Roberto Mancini come nuovo ct dopo l’esonero di Gian Piero Ventura, ritenuto in buona parte responsabile di uno dei più grandi fallimenti della storia azzurra. Ospite alla trasmissione Rai Che Tempo Che Fa, Ventura ha voluto esprimere il proprio punto di vista su quanto successo poco meno di un anno fa: “Ora è arrivato il momento di parlare e di dire la verità. Questa è una cicatrice enorme nella mia vita. Gli italiani stanno soffrendo molto ed è difficile immaginare questa competizione senza Italia. A loro però, prima o poi, passerà. A me no, me la porterò sempre dietro. Adesso tiferò per Mancini e gli auguro di trovare le condizioni giuste per lavorare”.

Ventura: “Ho sbagliato a non dimettermi, ma mi hanno delegittimato e usato come capro espiatorio

“Un fallimento che non ha un solo padre, ma tanti. Invece ci ho messo la faccia solo io in sala stampa e sono diventato il capro espiatorio di un sistema che non funzionava più. Siamo arrivati alla partita con la Spagna da imbattuti e con grande entusiasmo. C’erano due strade, o vincere o andare agli spareggi. Perdiamo perché loro sono più forti in tutto e dopo si scatena una violenza inaudita verso di me, nonostante fosse chiaro fin da subito che ne sarebbe passata una sola e che eravamo nel girone con dei campioni. Tutti volevano le mie dimissioni. E ho sbagliato a non darle. Durante la partita contro Israele dopo 10 minuti il pubblico ci fischiava e da lì ho capito che qualcosa si era rotto. Mi sono dimesso dopo la sfida con la Macedonia perché il clima era devastante, ma queste dimissioni non sono state accettate. Ho detto ai dirigenti che non era possibile continuare, che era più giusto prendere qualcuno che portasse serenità ad una squadra con tanti giovani appena arrivati in Nazionale. Ma non mi hanno ascoltato, c’è stata una delegittimazione esterna verso di me. Anche interna, però. Sono entrato insieme a Lippi che, inizialmente, doveva fare da direttore tecnico. Avevamo detto di sì insieme, poi io firmo e lui non c’è più per un cavillo regolamentare. Così che alla fine mi sono trovato a coprire il doppio ruolo, uno dei quali nemmeno conoscevo. Poi a fine stagione il presidente Tavecchio avrebbe ufficializzato la mia presenza come direttore tecnico, ma è stato nominato Olivieri. Sono rimasto sulla panchina perché la voglia di Nazionale era troppa. Ma ho sbagliato, è stato uno dei miei tanti errori di quei sedici mesi da ct. Dopo la Spagna ho sbagliato anche scelte tecniche, anche se in quel contesto di delegittimazione le scelte erano conseguenza del clima“. Infine, sul suo futuro: Voglio ancora allenare, ho voglia di rimettermi in gioco, 3 mesi non possono cancellare 35 anni di carriera. Voglio dare risposte sul campo e non a parole, spero di avere la possibilità di tornare”.

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